Il primo giorno di scuola

La prima lezione.

“Buongiorno ragazzi, benvenuti al corso di letteratura italiana. Non esiste modo migliore per presentarsi, che ponendo una domanda. Che cos’ù la letteratura? Ecco un impavido volontario! Prego, il suo nome Ăš?” “Non esiste modo migliore di presentarsi che rispondendo ad una domanda. La letteratura non serve a un cazzo.” Brusio generale. Chi puĂČ mai volersi giocare l’anno al primo giorno di scuola? Veronica si volta, lo guarda ma Ăš come se non vedesse nulla. “Vede come l’avevo inquadrata bene? Abbiamo un impavido guerriero in classe! Mi dispiace deluderla ma la risposta non puĂČ essere corretta, dal momento in cui io non Le ho chiesto a cosa serva la letteratura ma cosa essa sia. Mi trovo quindi costretto a cambiare domanda.” Si alza, con calma prende il corridoio piĂč a destra e si avvicina al banco del guerriero. Si solleva leggermente le maniche della camicia e, sedendosi sul bordo del banco con una gamba penzolante verso l’esterno, riprende: “Per avere questo suo tipo di risposta, le dovrei chiedere a cosa serva la letteratura.” Il ragazzo non distoglie lo sguardo dagli occhi del professore, e con un sorriso malizioso risponde inconsciamente con voce piĂč alta: “La letteratura non serve a un cazzo.” Passano due secondi. Immensi. Il professore si alza di colpo e stringe la mano all’allievo. Gli occhi si spalancano. “Mi trovo costretto a dare un 10 il primo giorno di scuola, ragazzi. Questo vostro collega non solo ha risposto correttamente alla domanda, ma ha anche citato il grandissimo scrittore francese dell’Ottocento!” Torna velocemente alla cattedra e prende un plico di fogli. “Fate girare, grazie. Bene, vedete il nostro guerriero ha sicuramente letto la prefazione di questo meraviglioso libro. L’autore lo dice chiaramente. Signorina sarebbe cosĂŹ cortese da leggere la prima riga?” “A cosa serve la letteratura? A niente.” “Ecco la lezione di oggi. Ringrazio per lo spoiler.” Risata generale. “Vedete, la letteratura non serve a niente. Prendete me e questa ragazza che ha appena letto, oppure il nostro guerriero laggiĂč in fondo. Io ho letto Anna Karenina, cosa che credo loro non abbiano ancora fatto. Io ho letto i Buddenbrook di Mann, cosa che credo loro non abbiano ancora fatto. Eppure siamo tutti e tre sani e vegeti in quest’aula. Tutti e tre respiriamo, abbiamo fatto colazione e questa sera possiamo uscire per una birra. Non Ăš un invito, che sia chiaro.” È molto serio. Si siede sulla cattedra: “A cosa serve un fiore? Intendo per l’uomo, un fiore a cosa serve? Non serve a nulla, à rien. L’uomo puĂČ vivere tranquillamente senza un fiore per tutta la sua esistenza. Immaginate due case: una con un bel prato verde e l’altra con un bel prato verde, della lavanda che costeggia il sentiero che porta all’ingresso dell’abitazione, delle rose rosse e bianche sparse per il giardino e dei gerani che grondano dai vasi dei balconi. Quale scegliereste? Ma vi dirĂČ di piĂč, una lettera d’amore, a cosa serve? PerchĂ© non ti posso vedere e dirti che ti amo? PerchĂ© devo mettermi a scrivere una lettera? A cosa serve un’opera d’arte? A cosa serve una foto? Ma questa Ăš la piĂč bella di tutti: a cosa serve un bacio?” Silenzio totale nell’aula. “Il bacio non serve à rien. A nulla. Siamo pragmatici, il bacio non Ăš necessario per la riproduzione ed Ăš uno scambio di germi immane. Sapete quante malattie si sono trasmesse per un bacio con la lingua? Sapete quanto sia poco igienico un bacio?”. Prende qualche momento di pausa e poi, alzando la voce, proclama: “Cari ragazzi, io non sono venuto qui per insegnarvi nulla di utile. L’utilitĂ  non puĂČ andare d’accordo con la bellezza. La letteratura Ăš esattamente come un fiore, una foto, un’opera, una lettera o un bacio, non serve a nulla. Eppure io non voglio rinunciare al profumo del glicine quando torno a casa, alla bellissima lettera d’amore scritta alla tenera etĂ  di dodici anni alla mia fidanzatina, alle foto che tengo nel portafoglio, a Klimt in camera da letto e soprattutto ad un lungo, inaspettato bacio con la lingua sotto il portone di casa della ragazza che mi piace. Chi vuole rinunciare a tutto questo esca pure da quest’aula, qui si fa sul serio, qui si parla di bellezza e di cose che non servono assolutamente a nulla!”

The first day of school

The first lesson.
“Good Morning everyone, welcome to the Italian literature course. There is no better way to introduce oneself than by asking a question. What is literature? Here he is, a fearless volunteer. Your name, please?”
“There is no better way to introduce oneself than by answering a question. Literature is no fucking use”. General buzz. Who would ever want to fail the first day of school? Veronica turns around, she looks at him, but it was as if she couldn’t see anything.
“Do you see how well I have already understood him? We have a dauntless warrior in our classroom! I am sorry to disappoint you, but the answer cannot be correct, since I’ve not asked you what literature is for, but what it is. Therefore, I am forced to change my question”. He stands up, takes the corridor to the right calmly and approaches to the boy’s desk. He rolls up his shirt’s sleeves slightly, sits on the edge of the desk with one leg dangling outwards and starts talking again: “In order to have this kind of answer I have to ask you what literature is for”. The boy doesn’t look away from the professor’s eyes and, with a mischievous smile, he answers unconsciously aloud: “Literature is no fucking use”. Two endless seconds. The professor suddenly stands up and shakes hands with the student. His eyes open wide. “I am forced to give an A on the first day of school, guys”. Not only has your colleague answered the question correctly, but he also quoted a famous French writer of the nineteenth century!”. He goes quickly back to his teaching post and takes some sheets of paper. “Pass them on, thank you. You’ll see that our warrior has certainly read the preface of this wonderful book. The author says it clearly. Miss, would you be so kind as to read the first line?”
“What is literature for? Nothing”.
“Here’s today’s lesson. Thank you for the spoiler”. General laughter. “Literature is useless. You can take the girl who has just read, the courageous student over there or me as an example. I have read Anna Karenina, what I think they haven’t done yet. I have read Buddenbrook by Mann, what I think they haven’t done yet. Nevertheless, all three are safe and sound in this room. All three breathe, we had breakfast and tonight we can go out for a beer. It is not an invitation. Let’s be clear”. He is really serious. He sits on his teaching post. “What is a flower for? I mean for the man, a flower, what is it for? It is for nothing, ça ne sert à rien. Men can live easily without a flower for the rest of their life. Now, let’s imagine two different houses. One with a nice green lawn and the other with a nice green lawn, lavender which runs along the path that leads to the entrance of the house, red and white roses dotted around the garden and geraniums dripping from the balcony vases. Which one would you choose? But I will tell you more, what’s a love letter for? Why can’t I see you instead and tell you that I love you? Why do I have to write a letter? What’s an artwork for? What’s a photograph for? Here you have the funniest one: what’s a kiss for? A complete silence in the classroom. The kiss is useless. Useless. Let’s be pragmatic, kissing is not necessary for the reproduction and it’s a huge germ exchange. Do you know how many diseases have been transmitted by a kiss? Do you know how unhygienic a kiss is?”. He takes a few minutes to pause and then, raising his voice, declares: “Dear students, I haven’t come here to teach you anything useful. Usefulness cannot get along with beauty. Literature is exactly like a flower, a photograph, an artwork, a letter or a kiss. It is useless. However, I don’t want to give up the scent of wisteria when I go back home, I don’t want to give up the beautiful love letter written to my girlfriend at the tender age of twelve, I don’t want to give up the photos I keep in my wallet, I don’t want to give up a painting by Klimt in my bedroom and above all, I don’t want to give up a long and unexpected kiss at the front door of the girl I like. Anyone who doesn’t want all this, please get out of this room. Here the situation is serious, here we speak of beauty and of useless stuff!”.

Le premier jour d’Ă©cole.

Le premier cours.

« Bonjour Ă  tous, bienvenus dans le cours de littĂ©rature italienne. Il n’y a pas de meilleure façon de se prĂ©senter qu’en posant une question. Qu’est-ce que c’est la littĂ©rature, selon vous ? Le voici, un volontaire intrĂ©pide. Votre prĂ©nom, s’il-vous-plaĂźt ? » « Il n’y a pas de meilleure façon de se prĂ©senter qu’en rĂ©pondant Ă  une question. La littĂ©rature, ça ne sert Ă  rien ! ». Bavardage gĂ©nĂ©ral. Qui aurait-il voulu perdre l’annĂ©e dĂšs le premier jour d’école ? Veronica tourne sa tĂȘte, elle le regarde, mais c’est comme si elle ne voyait rien. « Vous voyez comme je l’avais bien saisi. Nous avons un volontaire intrĂ©pide dans la classe ! Je suis dĂ©solĂ© de vous dĂ©cevoir, mais la rĂ©ponse n’est pas correcte vue que je ne vous ai pas demandĂ© Ă  quoi la littĂ©rature sert, mais bien au contraire ce qu’elle est. Je suis donc obligĂ© de changer de question ». Il se lĂšve, il prend le couloir sur la droite avec calme et s’approche au banc de l’intrĂ©pide. Il soulĂšve lĂ©gĂšrement les manches de sa chemise et, une fois assis sur le banc avec une jambe pendante vers l’extĂ©rieur, il reprend : « Afin d’avoir ce type de rĂ©ponse, je devrais vous demander Ă  quoi la littĂ©rature sert ». Le garçon ne dĂ©tourne pas le regard des yeux du professeur et, avec un sourire malicieux, il rĂ©pond inconsciemment Ă  voix haute : « La littĂ©rature, ça ne sert Ă  rien ». Deux secondes s’écoulent. Infinies. Le professeur se lĂšve tout d’un coup et il serre la main Ă  l’élĂšve. Il ouvre grand ses yeux. « Je suis obligĂ© de donner 20 le premier jour d’école, les jeunes. Non seulement votre collĂšgue a bien rĂ©pondu Ă  la question, mais il a Ă©galement citĂ© un illustre Ă©crivain français du dix-neuviĂšme siĂšcle ! Il retourne trĂšs vite Ă  son bureau et il prend des feuilles ». « Faites circuler, merci. Eh bien, vous voyez que notre courageux volontaire a sĂ»rement lu la prĂ©face de ce livre magnifique. L’auteur le dit explicitement. Mademoiselle, pourriez-vous lire la premiĂšre ligne ? ». « À quoi sert la littĂ©rature ? À rien ». « Voici le cours d’aujourd’hui. Merci pour le spoiler ». Un rire gĂ©nĂ©ral. « La littĂ©rature, ça ne sert Ă  rien. Prenez cette fille qui vient de lire et moi comme exemple, ou sinon notre jeune homme lĂ -bas. Moi, j’ai lu Anna Karenina, ce qu’ils n’ont pas encore fait, je crois. Moi j’ai lu Buddenbrook de Mann, ce qu’ils n’ont pas encore fait, je crois. Pourtant, nous sommes tous les trois en bonne santĂ© dans cette salle. Nous respirons tous les trois, nous avons pris notre petit-dĂ©jeuner et ce soir nous pouvons sortir pour boire une biĂšre. Ceci n’est pas une invitation, soyons clairs ». Il est trĂšs sĂ©rieux. Il s’assit sur le bureau : « À quoi sert une fleur ? Pour l’homme, une fleur Ă  quoi ça sert ? Elle ne sert Ă  rien. L’homme peut tranquillement vivre sans aucune fleur pendant toute sa vie. Imaginez maintenant deux maisons, l’une avec une belle pelouse verte et l’autre avec une belle pelouse verte, de la lavande qui court le long du chemin qui mĂšne Ă  l’entrĂ©e de l’habitation, des roses rouges et blanches parsemĂ©es dans le jardin et des gĂ©raniums qui poussent des vases des balcons. Quelle maison choisirais-tu ? De plus, je vais vous dire une autre chose, une lettre d’amour, Ă  quoi ça sert ? Pourquoi ne pas te voir pour te dĂ©clarer mon amour ? Pourquoi je dois Ă©crire une lettre pour exprimer mes mots d’amour ? À quoi sert une Ɠuvre d’art ? À quoi sert une photo ? Mais attendez la plus belle de toutes : Ă  quoi sert un baiser ? Un silence total dans la classe. Le baiser ne sert Ă  rien. À rien. Soyons pragmatiques, le baiser n’est pas nĂ©cessaire pour la reproduction et il n’est qu’un Ă©norme Ă©change de germes. Vous savez combien de maladies se sont transmises en s’embrassant ? Vous savez qu’un baiser est vraiment peu hygiĂ©nique ? ». Il prend quelques minutes de pause et ensuite, en Ă©levant sa voix, dit : « Mes chers jeunes enfants, moi je ne suis pas ici pour vous apprendre quelque chose d’utile. L’utilitĂ© ne peut pas s’accorder avec la beautĂ©. La littĂ©rature est exactement comme une fleur, une photo, une Ɠuvre, une lettre, un bisou, elle ne sert Ă  rien. Pourtant, moi je ne veux pas renoncer au parfum de la glycine quand je rentre chez moi, Ă  la magnifique lettre d’amour Ă©crite Ă  ma petite amie quand j’avais douze ans, aux photos que je garde dans mon portefeuille, Ă  l’Ɠuvre de Klimt dans ma chambre, mais surtout Ă  un long et inattendu baiser Ă  la porte de la maison de la fille que j’aime. Ceux qui veulent renoncer Ă  tout ça, ils sont priĂ©s de sortir de cette salle, ici on est sĂ©rieux, ici nous parlons de la beautĂ© et des choses qui ne servent Ă  rien ! ».

Die erste Stunde

„Guten Morgen, herzlich willkommen im Kurs zur italienischen Literatur. Meiner Meinung nach gibt es keine bessere Art, sich vorzustellen, als mit einer Frage. Was ist Literatur fĂŒr euch? Ah, und da, ein mutiger Freiwilliger. Ihr Vorname, bitte?“ „Es gibt keine bessere Art, sich vorzustellen, als mit einer Antwort. Literatur bringt nichts!“ Allgemeines Murmeln. Wer möchte schon eine schlechte Note am ersten Schultag? Veronica dreht sich um und sieht ihn an, aber es ist als wĂŒrde sie durch ihn hindurchsehen. „Ihr seht, was ich gesagt habe. Wir haben einen mutigen Freiwilligen in der Klasse! Es tut mir leid, wenn ich euch enttĂ€uschen muss, aber die Antwort ist nicht richtig, angesichts dessen, dass ich euch nicht gefragt habe, was Literatur bringt, sondern im Gegenteil, was sie ist. Ich werde wohl die Frage anders stellen mĂŒssen.“ Er steht auf, schlendert mit Gelassenheit die rechte Reihe entlang und nĂ€hert sich der Schulbank des Wagemutigen. Er krempelt langsam die Ärmel seines Hemdes hoch und, alsbald er sich auf die Schulbank gesetzt hat, ein Bein nach vorne ausgestreckt, fĂ€hrt er fort: „Um eine derartige Antwort zu erhalten, muss ich wohl fragen, was uns Literatur bringt.“ Der Junge hĂ€lt dem Blick seines Lehrers stand und, mit einem boshaften Grinsen, erwidert er mit unbewusst lauter Stimme: „Literatur bringt nichts!“ Zwei Sekunden verstreichen. Zwei Sekunden, die sich unendlich lange anfĂŒhlen.
Der Lehrer erhebt sich auf einen Schlag, dreht sich zur Klasse und zeigt auf den SchĂŒler. Seine Augen weiten sich. „Ich bin wohl gezwungen, am ersten Schultag eine Eins auszuteilen, meine lieben SchĂŒler. Euer Kollege hat nĂ€mlich nicht nur die Frage richtig beantwortet, sondern ebenso einen berĂŒhmten französischen Schriftsteller aus dem 19. Jahrhundert zitiert!“ Er wendet sich prompt zurĂŒck zum Lehrertisch und nimmt einen Stapel BlĂ€tter zur Hand. „Teilt diese aus, danke. Also, wie ihr sehen könnt, hat euer wagemutiger MitschĂŒler wohl den Titel dieses wunderbaren Buches gelesen, der vom Autor so unmissverstĂ€ndlich ausgewĂ€hlt wurde. Mein FrĂ€ulein, könnten sie bitte die erste Zeile lesen?“. „Was bringt uns Literatur? Sie bringt nichts.“ „So viel zur heutigen Unterrichtsstunde. Danke fĂŒr den Spoiler.“ Allgemeines Lachen. „Literatur bringt uns nichts. Nehmt dieses MĂ€dchen oder mich als Beispiel, oder ansonsten unseren jungen Herrn dort. Ich habe Anna Karenina gelesen, was die beiden wahrscheinlich nicht gemacht haben. Ich habe auch Buddenbrooks gelesen, wohingegen die beiden wohl noch nicht dazu gekommen sind. Und trotzdem sind wir alle drei gesund und munter hier in diesem Raum. Wir leben, wir atmen, wir haben am Morgen unser FrĂŒhstĂŒck gegessen und am Abend können wir ein Bier trinken gehen. Das ist aber keine Einladung, nur um das klarzustellen!“ Er setzt wieder eine ernste Miene auf und setzt sich an seinen Tisch. „Welchen Sinn hat eine Blume? Was bringt uns Menschen eine Blume? Sie bringt uns rein gar nichts. Ein Mensch kann in Ruhe sein Leben verbringen, ohne auch nur ein einziges Mal eine Blume zu sehen. Stellt euch zwei HĂ€user vor, eines mit einem einfachen grĂŒnen Rasen und das andere mit einem grĂŒnen Rasen und darauf LavendelstrĂ€ucher, die entlang vom Eingangstor bis zur HaustĂŒre fĂŒhren, ein Garten voll mit roten und weißen Rosen und am Balkon liebevoll gepflanzte Geranien. Welches Haus wĂŒrdet ihr aussuchen? Um euch ein weiteres Beispiel zu geben, ein Liebesbrief, was bringt uns ein solcher? Warum nicht einfach meine Liebe persönlich erklĂ€ren? Warum soll ich einen Brief schreiben, um meine Worte der Liebe zu verkĂŒnden? Was bringt uns ein Kunstwerk? Was bringt uns ein Foto? Aber jetzt kommt das beste: Was bringt uns ein Kuss? Erwartungsvolle Stille in der Klasse. „Ein Kuss
bringt uns nichts. Rein gar nichts. Lasst uns pragmatisch denken, ein Kuss ist nicht zwangslĂ€ufig notwendig fĂŒr die Fortpflanzung und ist nichts als ein Austausch von Keimen. Wisst ihr, wie viele Krankheiten allein durchs KĂŒssen verbreitet werden? Wisst ihr, dass ein Kuss alles andere als hygienisch ist?“
Er wartet einige Minuten und setzt mit erhobener Stimme fort: „Meine lieben SchĂŒler, ich bin nicht dafĂŒr da, um euch etwas ZweckmĂ€ĂŸiges beizubringen. ZweckmĂ€ĂŸigkeit ist nicht immer mit Schönheit vereinbar. Literatur ist genau wie eine Blume, ein Foto, ein Kunstwerk, ein Brief, ein Kuss – sie bringt uns nichts. Und dennoch möchte ich nicht auf den Duft der Glyzinie in meinem Garten verzichten, wenn ich nach Hause komme, auf den wunderbaren Liebesbrief, den ich mit zwölf Jahren meiner damaligen Freundin geschrieben habe, auf die Fotos, die ich in meiner Geldbörse aufbewahre oder auf das Kunstwerk von Klimt in meinem Schlafzimmer und, unter keinen UmstĂ€nden, möchte ich auf den lang ersehnten Kuss an der TĂŒr der Frau, die ich liebe, verzichten. Jene, die auf all dies verzichten möchten, bitte ich, das Klassenzimmer zu verlassen, denn hier sprechen wir von der Schönheit all jener Dinge, die uns nichts bringen.

O primeiro dia de escola

A primeira aula.

“Bom dia a todos, bem-vindos Ă  aula de Literatura Italiana. NĂŁo existe maneira melhor de apresentar-se do que fazer uma pergunta. O que Ă© a literatura? Ei-lo! AĂ­ temos um rapaz corajoso! Por favor, o seu nome Ă©?” â€œNĂŁo existe melhor maneira de apresentar-se do que responder a uma pergunta. A literatura nĂŁo serve para merda nenhuma”. Burburinho na sala de aula. Quem Ă© que quer arriscar chumbar no primeiro dia de escola? A Veronica vira-se, olha para ele, mas Ă© como se nĂŁo visse nada. â€œVĂȘ como determinei logo o seu carĂĄcter? Temos um destemido guerreiro aqui! Lamento desiludi-lo, mas a resposta nĂŁo pode estar certa jĂĄ que nĂŁo lhe perguntei para que serve a literatura, mas o que Ă©. Portanto, vejo-me obrigado a mudar a pergunta.” Levanta-se, caminha calmamente em direção ao corredor Ă  direita e aproxima-se da carteira do guerreiro. Arregaça ligeiramente as mangas da camisa, senta-se na mesa com uma perna pendurada do lado de fora e continua: “Para receber este tipo de resposta tenho de lhe perguntar para que serve a literatura.” O rapaz nĂŁo desvia o olhar dos olhos do professor e com um sorriso malicioso responde com a voz mais alta: “A literatura nĂŁo serve para merda nenhuma”. Passam dois segundos. InterminĂĄveis. O professor levanta-se de repente e aperta a mĂŁo do estudante. Os olhos arregalam-se. “Sou obrigado a dar um 20 jĂĄ no primeiro dia de escola. Este vosso colega nĂŁo sĂł respondeu corretamente Ă  questĂŁo, mas tambĂ©m mencionou o grandĂ­ssimo escritor francĂȘs do sĂ©culo XIX!” Volta rapidamente para a cadeira e agarra num maço de folhas. “Faz circular, obrigado. Bom, o nosso guerreiro leu, seguramente, o prefĂĄcio deste maravilhoso livro. O autor disse-o claramente. Menina, teria a gentileza de ler a primeira linha?”“Para que serve a literatura? Para nada.” â€œEis! Aqui estĂĄ a lição de hoje. Obrigado pelo spoiler.” Gargalhada geral. “EntĂŁo, sabem, a literatura nĂŁo serve de nada. Veja-se, por exemplo, eu e esta menina que acabou jĂĄ de ler, ou o nosso guerreiro ali ao fundo. Eu li Anna Karenina, e creio que eles ainda nĂŁo o tenham feito. Eu li os Buddenbrook de Thomas Mann, e creio que eles ainda nĂŁo o tenham feito. No entanto, estamos todos os trĂȘs vivos e bem nesta sala de aula. Todos os trĂȘs respiramos, tomĂĄmos o pequeno-almoço e esta noite poderemos ir beber uma cerveja. NĂŁo Ă© um convite, que seja claro.” O professor, de repente, torna-se muito sĂ©rio. Senta-se na cadeira: “Para que serve uma flor? Quero dizer, para o homem, uma flor para que serve? Para nada, Ă  rien. O homem pode viver tranquilamente sem uma flor durante toda a sua existĂȘncia. Imaginem duas casas, uma com um bonito relvado verde e a outra com um bonito relvado verde, a lavanda ao lado do caminho que leva Ă  entrada da habitação, rosas vermelhas e brancas espalhadas pelo jardim e gerĂąnios que saem em abundĂąncia para fora dos vasos das varandas. Qual deles escolheriam? E vou dizer-vos mais, uma carta de amor, para que serve? Porque nĂŁo posso encontrar-te para te dizer que te amo? Porque escrevo uma carta? Para que serve uma obra de arte? Para que serve uma fotografia? Mas esta Ă© a melhor de todas: para que serve um beijo?” SilĂȘncio total na sala de aula. “O beijo nĂŁo serve Ă  rien. Para nada. Sejamos pragmĂĄticos, o beijo nĂŁo serve Ă  reprodução e Ă© uma troca de germes imensa. Sabem quantas doenças Ă© possĂ­vel transmitir por causa de um beijo de lĂ­ngua? Sabem quĂŁo pouco Ă© higiĂ©nico um beijo?” Tira alguns momentos de pausa e depois proclama: “Queridos jovens, eu nĂŁo vim aqui para vos ensinar nada de Ăștil. A utilidade nĂŁo se dĂĄ bem com a beleza. A literatura Ă© exatamente como uma flor, uma fotografia, uma obra, uma carta ou um beijo, nĂŁo serve para nada. NĂŁo quero renunciar, contudo, ao perfume da glicĂ­nia quando volto para casa, Ă  belĂ­ssima carta de amor escrita na tenra idade de doze anos para a minha namoradinha, Ă s fotografias que tenho na carteira, ao Klimt no meu quarto e, sobretudo, nĂŁo quero renunciar a um lugar, inesperado beijo de lĂ­ngua em frente Ă  porta da entrada da rapariga de quem gosto. Quem quer desistir de tudo isto, pode sair desta sala, a sĂ©rio, estamos a falar de beleza e de coisas que nĂŁo servem para nada!”

Pubblicato da Grandi Storielle

Siamo sei ragazze, Carola, Celia, Hannah, Livia, Morena e Sara che si sono conosciute in Erasmus a Chambéry e hanno ora deciso di mettere a disposizione la loro piccola ma grande arte per tutti.

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