La grande storiella di Jean-Claude Rodney

Prima settimana di agosto. Si vola in Puglia, una regione che mi ha sempre affascinato. Dopo una serie di giri lungo tutta la valle d’Itria, arriviamo a casa di Domenico Modugno: Polignano a Mare. Così, passeggiando per le vie, in cerca di ombra, mi imbatto in Jean-Claude. No, non è un mio amico, o almeno, non lo era ancora. Mentre vado in un locale a mangiare, continuo a pensare a lui, a quel pittore, e a quelle opere coloratissime che risaltavano appoggiate sui muri bianchi della città. Decido di tornare indietro.

Jean-Claude è di Haiti. Arrivato cinque anni fa, non ha mai lasciato troppo a lungo la sua nuova casa, di cui è innamorato: Bari.

Perché sei venuto in Italia?

Mi piace il viaggio. Sono venuto subito a Bari. Ho continuato a viaggiare, ma Bari è sempre rimasto il mio punto di riferimento.

Questa tua arte, quella della pittura, è nata qui in Italia o dipingevi anche prima?

No, dipingevo già ai Caraibi. Poi sono venuto in Italia, ho continuato a dipingere. Ho vissuto a Bari per molto tempo, dopo sono andato via: Milano, Firenze…

E quindi hai viaggiato per la nostra penisola. E dove andavi continuavi a dipingere?

Sempre.

Quindi anche a Milano e a Firenze, sceglievi una strada e incominciavi a dipingere così, in mezzo alle persone?

Sì, sempre. Certe volte mi metto vicino ad un museo e la gente così vede i quadri e piace tantissimo. Poi vado in Spagna e in altri posti ma torno sempre a Bari. Poi ho deciso di venire qui a Polignano. Ci vengo tutti i giorni.

Sempre in questa via?

Sì, sempre. Quando sono arrivato ho cercato un posto tranquillo e sono ormai due anni che vengo qui.

Dipingi sempre paesaggi e persone del tuo paese d’origine, Haiti?

Sì, sempre. Anche quando sono andato negli altri paesi. Anche quando ero a Santo Domingo o a Cuba, io ho sempre fatto quadri su Haiti.

Così come fai qui. Quando e come hai imparato a dipingere? Hai fatto tutto da solo?

Avevo quattordici anni, ho fatto tutto da solo. Ho creato un mio stile.

Dipingi sia a colori e sia in bianco nero. Tra le due possibilità quale preferisci?

Mi piace di più con i colori, anche alle persone che passano piace di più. È più bello, più “esaltato”.

Quando inizi a dipingere hai già in mente il quadro finito, o cambi idea in corso d’opera?

Io cambio continuamente, devo fare qualcosa che mi piace. Di solito penso a persone o paesaggi che conosco bene e poi cambio.

L’Italia ti piace?

Sì, sono qui perché mi piace tanto.

Ad Haiti sei più tornato?

Sì, tre anni fa. E ora non so.

E poi adesso la situazione interna è abbastanza delicata dopo l’uccisione del vostro presidente.

Sì, è un bel casino. Un giorno voglio tornare, è il mio paese.

Infatti lo ritrai ovunque, sei innamorato del tuo paese.

Sì. Haiti. Scrivo sempre: Jean-Claude, Haiti. Alla gente piace, a me piace.

Ti fermi ancora un po’ qui o hai già in mente altri viaggi? Non è che ci lasci?

Ride. No io vi lascio ma poi torno sempre. Torno sempre a Bari ma mi piacerebbe andare a Parigi.

Bello. Ci sono tanti artisti di strada lungo la Senna che dipingono tutto il giorno come fai tu. Ti piacerà.

Voglio andare a provare. È bella la vita se tu giri, più esperienza, più capisci il sistema delle persone, così puoi cambiare. Ma se tu non giri e non conosci, non cambi. Rimani uguale perché sei abituato. Se conosci diverse culture fai difficoltà ma migliori, sempre. Abbiamo bisogno di capire come vivere anche sempre in modo diverso, sennò è un casino perché sei triste e sempre arrabbiato.

Quanto sei felice di vivere della tua arte? Non tutti fanno quello che amano nella loro vita.

Sì è il mio lavoro. È tutto quello che voglio e che so fare. Io vivo grazie a questo.

Fammi vedere il tuo quadro preferito.

Eccolo qui. Mi piace tanto con il campo di zucchero e tutte donne che lavorano. È bello perché c’è il verde sul verde.

Ho lasciato tutto come mi ha detto lui. Nonostante qualche imprecisione, il messaggio è chiaro. Così chiaro che qualcuno lo aveva già scritto… “Viaggiate che poi se non viaggiate diventate razzisti…”

Pubblicato da Grandi Storielle

La tua grande storiella conta. Qui raccogliamo storie di personali normali, ma per questo non meno importanti di quelle delle persone note. Si vuole ritornare ad interrogare il sociale, quello vero, tramite le loro storie, anzi, le loro grandi storielle.

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