Inspiegabilmente, forse per qualche errore tecnico durante il viaggio, era arrivato ad una destinazione sbagliata. E pensare che si erano raccomandati con lui: “Mi raccomando, quando passi vicino alla Terra, non rallentare, non ti soffermare ma accelera.” Gli avevano poi fatto tutto una lunga spiegazione su una forza. Com’era già? Forza grave? Forza della gravitità? Boh, non ricorda. Ma era così bella. Giura che non poteva resistere. Gli occhi si sono sgranati, il cuore ha iniziato a battere all’impazzata e lui, sì lo ammette, non ha solo rallentato, non si è solo soffermato, ma è letteralmente rimasto immobile a contemplarla. A contemplare questa gigantesca palla, macchiata da colori mai visti: un azzurro movimentato e un verde che si ergeva a marrone in alcune zone. Tutto miracolosamente circondato, talvolta, da del cotone bianco, da cui uscivano tante gocce d’acqua; in altre zone, da cotone che era grigio, e dal quale usciva una vera e proprio cascata d’acqua con dei bagliori bianchi o gialli, accecanti, a cui seguiva sempre un rumore fortissimo, assordante, pauroso. Ma mentre cercava di sbirciare quella parte della Terra che risplendeva alla luce del grande re Sole, si è sentito attratto di colpo da essa, da una forza che ha quel nome che non ha ben capito, e di colpo, paf! Casca letteralmente dalle nubi, in questa penisola che dall’alto sembra uno stivaletto. Oh mamma che posto strano. Mai visto nulla di simile. Aveva subito capito di essere atterrato in Italia. Gliene avevano parlato così tanto: pasta, festa, mare, montagna, colori, profumi, accoglienza e soprattutto tanta simpatia. Ma non solo, aveva un cioccolato buonissimo, dei liquori pazzeschi, la moda, la pizza, il buon vino. E così, felice di essere capitato in questo meraviglioso paradiso terrestre, pieno di chiese e di arte, di cinema e letteratura, si alza in piedi e vede… Nulla. Non vede praticamente nulla. Sì, certo, ci sono delle strade bellissime, colorate. Sì, certo, si sente il profumo del sugo che esce fuori da quella finestra. Sì, certo, la campane suonano, sta per cominciare la messa. Ma per il resto? Tutto chiuso. Nessuno per strada. Sarà successo qualcosa. Bisogna capire. Gli hanno detto che sono ospitali e quindi prova a chiedere a qualcuno. Si avvicina ad una porta. “E chi è?” “Salve signora, sono uno straniero e sono appena arrivato e volevo chiedere se..” “Ce l’hai la mascherina?” “Come scusi?” “Chiedo se hai una mascherina!” “Non capisco.” “E allora se non capisce arrivederci.” Stava giusto per interrogarsi su cosa volesse intendere la signora ma ecco che arriva un uomo: alto, elegante, con il capello curato e due occhi azzurri che lo guardano con disprezzo. Ha una mascherina anche lui addosso. È azzurrina, gli copre metà volto: dal naso fino sotto il mento. “Spostati che non ho voglia di litigare. Vatti a comprare una mascherina.” “Dove la compro?” “E dimmi un po’ dove la vorresti comprare? In farmacia, no? Sgancia sti soldi.” Avrebbe voluto chiedergli cosa fossero, ma ha preferito sorridere e andarsene. Che disastro. Ma veramente il mondo era così brutto? Sconsolato, si siede per terra. Si dispera. E ora che si fa? Proprio quando stava per mettersi a piangere, sente cantare. Una voce così bella, non l’aveva mai sentita. È un sussurro ma così intonato, così dolce, così emozionante, che sembra impossibile esistere in un posto, in cui la gente porta una mascherina per tapparsi la bocca.
“Ah ciao amico mio.” Si sta rivolgendo a me. È un uomo così bello, un po’ trasandato, pieno di gioia e infatti gli sorride. Aspetta un attimo. Ma se sorride, allora non ha la mascherina, ma perché? Non capisco nulla. “Ma tu non hai la mascherina!” Un momento, ma cosa sto facendo? Tratto gli altri come hanno trattato me? Ribatte subito: “Come se tu ce l’avessi amico mio…” Ha ragione. Mi siedo vicino a lui. “Io non ce l’ho perché non so cosa siano i soldi.” L’uomo si illumina e subito risponde: “Neanche io!”.
Mi metto a ridere. Che buffo questo uomo che non è elegante, non mi tratta male, non ha una mascherina e nemmeno i soldi. “Non ho la mascherina perché nessuno si vuole avvicinare a me. Quindi non servirebbe. Non ho una casa. Ho molti amici che mi lasciano queste monete, vedi sono questi i soldi. Tengo solo una mascherina di scorta, perché il rispetto per le altre persone è sempre importante. Per il resto vivo così.”
“Così come?”
“Ma come non lo vedi? Scelgo un posto che mi piace. Di solito un ponte. Mi siedo e comincio a cantare, a suonare, a ridere da solo, a raccontarmi le cose. Qualche amico mi porta qualcosa da mangiare, un altro mi offre una sigaretta. Ah, tu non saprai cosa sia. Fidati, meglio così. E poi me la godo.”
“Cosa?”
“La vita! Questa opportunità di essere venuti al mondo senza averlo chiesto. La vita è un regalo, una sorpresa continua. Senza chiederlo, tu vieni catapultato in questo mondo meraviglioso e devi imparare a vivere. E devi vedere come la gente si complica questa vita. Non capisce questa storia del “regalo” e allora comincia a crearsi problemi, a seguire delle idee che nessuno ha detto siano giuste, a creare relazioni con persone senza che nessuno glielo abbia imposto, per poi lamentarsi di quelle stesse persone. Io non li capisco. Ma poi aspetta, vanno a scuola ma solo per prendersi la laurea. Poi, però, se gli chiedi che cosa abbiano capito dalla vita e cosa abbiano imparato dalla storia che hanno studiato, dalla letteratura che hanno letto, ti guardano come se fossi pazzo. Benedetta sia la pazzia, in tutte le sue forme. E poi si fissano appuntamenti, prendono la macchina per andare a comprare il pane. Vanno ai supermercati e comprano tutto quello che vi è di più colorato, più appetibile e con più conservanti. Ah tu non saprai cosa siano i conservanti. Meglio così. Se chiedi a qualcuno se sia felice ti ride in faccia. Sembra che abbiano dei problemi insormontabili. E adesso, loro che dovevano stare fuori tutto il giorno per fare cose che si erano obbligati di fare senza che nessuno glielo avesse chiesto, si ritrovano chiusi in casa. Poverini.”
“E tu?”
“ Ah no. Io non ho una casa. Casa mia in questo momento è affianco a te, per esempio. E quando i carabinieri fermano gli altri perché sono usciti dopo il coprifuoco fanno le multe. Ah, tu non saprai cosa siano, fidati meglio così, se vedono me, mi guardano e mi lasciano passare.”
“ Allora mi sa che tu sei una persona strana, qui.”
“Sono un barbone, che ci vuoi fare.”
“Chi è un barbone?”
“Il barbone è una persona che non deve rendere conto a nessuno. Io cambio la mia vita ogni giorno, sempre in cerca della felicità. È il mio denaro. Vivo grazie ad essa. E quando sono infelice, è la mia tristezza che diventa denaro. Mi metto sotto la pioggia e canto tutto il mio dolore e la gente mi dà i soldi perché vede qualcosa di vero e di puro. Loro lo vedono, io lo vivo.”
“Posso essere un barbone anche io?”
“Solo ad una condizione: che tu ti metta in testa che devi essere felice ma anche triste perché fa bene; che tu ti metta nel cuore di amare prima di essere amato; e che ti metta in faccia una mascherina perché altrimenti dovrai conoscere cosa sia una multa e fidati non ti piacerà! AHAHAHAH!”
Un pesce molto particolare pt.2

Ed eccoci finalmente nel suo regno: il ponte. Mi continua a dire che gli piace il fatto di rimanere sospeso per aria, più vicino al cielo, più alto delle strade così trafficate, e proprio sopra all’acqua. E poi mi ha anche detto che l’acqua è il bene più prezioso del mondo. E allora io mi sporgo dal ponte, la voglio vedere, voglio capire cosa sia questa acqua che osanna così tanto. La guardo, tutto felice, l’acqua del fiume che scorre sotto di noi. Ma ecco ci rimango male.
-Ah, è questa… la famosa acqua…-
-Ma come? Ma non sei felice? Ma guarda!-
-Ma è marrone, è sporca, sembra quasi terra.-
E il barbone si ferma un secondo. Non parla. Sta pensando: “Chiunque veda per la prima volta l’acqua dal ponte della città, chiunque veda per la prima volta l’acqua di un fiume nella sua vita, crede che sia marrone. Non sa com’era. Non saprà mai come sia veramente.”
Io insisto: -Mi hai parlato così tanto di questo ponte! Sono felice di essere qui. È vero, non mi aspettavo che fosse così l’acqua, però sto vedendo per la prima volta un pesce! –
Il barbone è entusiasta. Si sporge subito anche lui per vedere cosa stia indicando il dito del suo amico. Ma non vede nessun pesce. Allora gli chiede subito: – Ma che pesce? Ma cosa stai dicendo? –
E allora io ribatto con orgoglio: – Guarda che ho ascoltato tutti i tuoi insegnamenti. Ho preso nota. Ma come non lo vedi? Tu mi hai detto che nel fiume ci sono dei pesci, che sono dei piccoli esseri che stanno nell’acqua, e che si possono vedere dalla sua superficie. Quello allora è un pesce! –
Il barbone guarda disperato il fiume e capisce che quello che galleggia nell’acqua, e che ogni tanto sprofonda a causa della corrente, certo non è un pesce.
-Ma quella è una bottiglia di plastica.-
-È un tipo di pesce?-
-Ma certo che no, ma che domande.-
-E perché sta in mare come un pesce?-
“Bella domanda, davvero una bella domanda. Una domanda che lui si è riuscito a porre dopo solo qualche ora passata su questa Terra e noi, uomini, che ci viviamo da generazioni, forse, non ce lo siamo mai chiesto veramente.”
-L’ho visto ora, ma certo! Dovevo immaginare che il pesce fosse più piccolo, eccolo là, guarda che piccolo, che carino. Vieni, vieni!-
-Ma quello è…-
Ma poi pensa che: “No, non glielo dico. Come faccio a spiegargli cosa sia un cotton fioc? No, forse meglio lasciar perdere.”
-Guarda! Ce n’è un altro! E uno è lì. E guarda quelli sono spiaggiati, che carini che sono.-
-Ma figliolo guarda che…-
-Sì, sì lo so. Non è un pesce normale.-
-Esatto, non sapevo come dirtelo. Io, io ho cercato di farti capire ma non sai quanto sia difficile e poi mi vergogno. Sì mi vergogno così tanto e…-
-No, ma non ti devi vergognare, ho capito, è il pesce plastica! Lui non sta sotto l’acqua ma galleggia sopra.-
-Mmm… certo! Oh, ma certo! Hai ragione, hai ragione! Ma lo sai perché non galleggia? Perché quella non è la sua casa. Presto! Andiamo a salvarli, corri!-
E così un passante vede questo barbone, insieme ad un suo amico, correre lungo il fiume, e raccogliere tutta la plastica che vi era nei dintorni.
– Presto salviamola! – Perché ecco, il barbone proprio non se la sentiva di dire che la colpa fosse sua, dei suoi concittadini che gli offrono cibo e sigarette, del sindaco, di quel passante che li sta guardando in malo modo dal ponte. E le urla continuano: – La stai salvando, presto mettila in quel baule così sta al sicuro.- Ma il baule non è altro che un cestino della raccolta della plastica, e loro urlano felici di salvare tutti i rifiuti che trovano.
Il signore sul ponte se ne va via ridacchiando sotto i baffi: “Questi salvano la plastica…mah!” E allora il barbone urla: “Salviamo la plastica, è vero, ma in realtà stiamo salvando anche i suoi nipoti!”
L’uomo non si volta, e i due amici continuano a salvare il pesce plastica. E quindi, caro lettore e cara lettrice, se doveste mai vedere dei pesci plastica in difficoltà, seguite i consigli di questi due simpatici personaggi, lasciate stare le parole dei passanti, e andate ad aiutarli! Il nostro mondo ha bisogno di gente come loro e come te!
All the gravity’s fault pt.1

Inexplicably, perhaps due to a technical error during the journey, he had arrived at the wrong destination. And consider that he was told: “Remember, when you pass by the Earth, do not slow down, do not stop, but speed up”. They had also provided him a clear explanation of a force. How was it already? Gravity force? Dunno, he does not remember. But the Earth was so beautiful. He swears he could not resist such beauty. He opened his eyes widely, his heart went mad and he admits it: not only did he slow down and stop, but he also admired it, motionless. This giant ball had colors he had never seen before: deep blue and green which sometimes turned into brown. Occasionally it was surrounded by white cotton from which many drops of water came out; occasionally by grey cotton from which a real waterfall with blinding white or yellow flashes came out and it was always followed by a loud, deafening, frightening noise. However, as he tried to look at the part of the Earth under the light of the great King, the Sun, he suddenly felt attracted to it by a force whose name he could not remember, and suddenly, “paf”! He literally falls out of the blue into this peninsula which looks like a boot from above. Oh my god, what a strange place. I have never seen anything like this. He knew immediately that it was Italy. He had heard so much about it: pasta, the parties, the sea, the mountains, the colors, the perfumes, the hospitality and above all, nice people. Not only that, Italy had good chocolate, exquisite liqueurs, fashion, pizza, and good wine as well… He was so happy to be in this paradise full of churches and art, of cinema, and literature, but when he stands up, he sees… Nothing. He saw nothing at all. There are beautiful and colorful streets. One can smell the tomato sauce coming out of that window. The bells are ringing, the Mass is about to begin. But otherwise? Everything is closed. No one in the streets. Something must have happened. I have to understand. They told him they were hospitable, so he tries to ask someone. He approaches a door. “Who are you?” “Hello madam, I am a foreigner and I have just arrived and I wanted to ask if…” “Do you have a mask?” “Excuse me?” “I’m asking if you have a mask!” “I don’t understand.” “Then if you don’t understand, goodbye.” He was just about to wonder what the lady meant with her words, but here comes a man: tall, elegant, with neat hair and two blue eyes which were looking at him with disdain. He has a mask on too. It is blue and covers half of his face: from the nose to the chin. “Move away, I do not want to fight. Go and buy a mask.” “Where can I buy one?” “Where do you want to buy it? At the pharmacy? Bring out the money.” He wanted to ask him what it was, but he just smiled and left. What a disaster. Was the world really that bad? He is sorrowful and sits down on the ground. He despairs. And now what? Just as he was about to start crying, he hears someone singing. He had never heard such a beautiful voice before. It is a whisper and it so melodious, so sweet, so emotional, that it seems impossible to exist in a place where people wear masks to cover their mouths.
“Ah hello my friend.” He is addressing me. This man is so handsome, he looks shabby, but he is very cheerful, and he is smiling at him. Wait, if he is smiling, he is not wearing a mask, but why? I do not get it. “You are not wearing a mask!” Wait a minute, what am I doing? Am I treating the others as they have treated me? The other man immediately replies: “As if you had one, my friend…” He is right. I sit down next to him. “I do not have it because I do not know what money is.” The man lights up and immediately replies, “Neither do I!”
I start laughing. How funny is this man who is not elegant, does not treat me badly, does not wear a mask and does not have money? “I do not have a mask because nobody wants to move closer to me. So, it would not help. I do not have a house. I have many friends who leave me these coins, you see, this is money. I only have a spare mask because respect for other people is always important. Otherwise, I live like this.”
“Like what?”
“Don’t you see? I choose a place I like. Usually a bridge. I sit down and start singing, playing, laughing, telling myself things. Some friends bring me to eat, others offer me a cigarette. Ah, you do not know what it is. Trust me, it is better you do not know it. Besides, I enjoy it.”
“What?”
“Life! This opportunity to have come into the world without asking for it. Life is a gift, a surprise. You can live in this wonderful world without asking for it and you have to learn how to live. But you have to see how people complicate this life. They do not understand that life is a gift, as a result they start to create problems, to follow ideas that no one has said they are right, to create relationships with people without anyone having imposed it on them, and then to complain about those same people. I do not understand them. But more, they go to school but only to get a degree. Then, if you ask them what they have understood from life and what they have learned from the history they have studied, from the literature they have read, they look at you as if you were crazy. Blessed be madness, in all its forms. And then they make appointments, they take the car to go and buy some bread. They go to supermarkets and buy everything which is more colorful, more appetizing and with a lot of preservatives. Ah! You do not know what preservatives are. It is better like this. If you ask people if they are happy, they will laugh in your face. They seem to have a lot of problems. And now that they have stay out all day to do things they had forced themselves to do, they find themselves locked up at home. Poor ones.”
“And you?”
“Ah no. I do not have a home. My house right now is next to you, for example. And when the police stop people for breaking curfew, they give them tickets. Ah, you do not know what they are, trust me, it is better like this. However, if the police see me, they look at me and do not say anything.”
“I guess you are a strange person here.”
“I’m a tramp”.
“Who is a tramp?”
“A tramp is a person who is free to do as he likes. I change my life every day, always looking for happiness, which is my money. I live for it. And when I am unhappy, sadness becomes my money. I stand in the rain and sing all my sorrow and people give me money because they see something true and pure. They see it, I live it.”
“Can I be a tramp too?”
“Only on one condition: you have to be happy but also sad because it is good for you; you have to love before being loved; and you have to put a mask on your face because otherwise you will have to know what a fine is and trust me, you will not like it! AHAHAH!”
A very unusual fish pt.2

Here we are finally in his kingdom: the bridge. However, he keeps telling me he likes more being up in the air, closer to the sky, higher than all the busy streets, and right above the water. Then, he also told me that water is the most valuable asset in the world! Therefore, I stick my head out of the bridge, I want to see and understand what water is since he has been speaking a lot about it. I am happy as I look at the water flowing under our feet; yet I am disappointed.
– Ah, this is it… the water you have talked so much about…
– Aren’t you happy? Look at that!
– But it is brown, it is dirty, it almost looks like mud.
Tha trump stops for a second. He does not speak. He is thinking, “Anyone who sees water from the city bridge thinks it is brown. That person does not know what it was like before and will never know what it really looks like.”
I insist. -You have told me so much about this bridge! I am happy to be here. The truth is that I did not expect the water to be like this. Anyway, look, I am seeing a fish for the first time! –
The tramp is thrilled. He wants to see what his friend’s finger is pointing at. However, he does not see any fish. He immediately asks him: – Which fish? What are you talking about? –
I reply with pride: – Look, I have taken note of everything you taught me. How can you not see it? You told me that in the river there are fish, small beings which live in the water, and that they can be seen from the surface. Then this is a fish! –
The tramp looks desperately at the river and realizes that what is floating in the water, and that every now and then it sinks because of the current, is certainly not a fish.
– No, that one is a plastic bottle.
– Is it a type of fish?
– Of course not, but is that a question?
– And why is it in the river like a fish?
“Good question, this is really a good question. He asked himself that only after a few hours spent on this Earth and we, the Humans, who have been living on it for generations have never really wondered about that.”
– I have seen it now! I should have guessed that the fish was smaller. So, there it is, look how small and cute it is. Come, come here!
– But that is…
“No, I do not tell him the truth. How am I supposed to explain to him what a cotton swab is? No, I will not tell him”.
– Look! There is another one! And another one there. How cute they are!
– But son, look…
– Yes, yes, I know. It is not a normal fish.
– Exactly, I did not know how to tell you. I wanted to try to make you understand but you do not know how difficult it is and I am so ashamed. Yeah, I am so ashamed and…
– No, but you do not have to be ashamed, I understand, it is a plastic fish! It is not under the water, he floats on top. of it
– Mmm… That is true! You are right ! But you know why he doesn’t float? Because that is not its home. Hurry up! Let’s go save them, run!
A passerby sees the tramp with his friend who is running along the river and is picking up all the plastic that was around, while shouting: – Hurry up, let’s save it! – The tramp didn’t feel like saying that it was his fault, the fault of his fellow citizens who offered him food and cigarettes, the fault of the mayor, the fault of that passerby who looked at them from the bridge. And the shouts continued: – You’re saving the plastic, put her in that trunk so it will be safe. – But the trunk was nothing more than a plastic collection bin, and they shouted happily to save all the garbage they could find.
The passerby on the bridge walked away chuckling under his breath, “These two are saving the plastic…this is so weird!” Then the homeless man yelled, “We’re saving the plastic, which is true, but we are actually saving your grandchildren too!”
The passerby does not turn around, and the two friends continue to rescue the plastic fish. And so, dear readers, if you ever see any plastic fish in trouble, follow the advice of these two friendly characters, forget the words of passersby, and go help them! Our world needs people like them and like you!
Tout cela à cause de la gravité

Quel mystère ! Il était arrivé à une mauvaise destination, peut-être à cause d’une erreur technique pendant le voyage. Et figurez-vous qu’on lui avait dit : « Fais gaffe à quand tu passes près de la Terre, ne ralentis pas, ne t’arrête pas, mais accélère ». On lui avait alors donné une longue explication sur une force. C’était comment déjà ? La force de gravitation ? De pesanteur ? Bah, il ne se souvient pas. Mais la Terre était si belle. Il ne pouvait pas résister à une telle beauté. Ses yeux se sont écarquillés, son cœur a commencé à battre comme un fou et lui, il l’admet : non seulement il a ralenti et s’est arrêté, mais il l’a aussi contemplée, immobile. Il a contemplé cette boule géante, tâchée de couleurs qu’il n’avait jamais vues auparavant : bleu animé et vert qui devenait marron à certains endroits. Tout était entouré tantôt de coton blanc d’où sortait de nombreuses gouttes d’eau ; tantôt de coton gris d’où sortait une véritable cascade d’eau aux reflets blancs ou jaunes aveuglants, suivies toujours d’un bruit fort, assourdissant, effrayant. Toutefois, alors qu’il essayait de lorgner la partie de la Terre qui brillait sous la lumière du grand Roi Soleil, il s’est senti soudainement attiré par elle, par une force dont il ne se souvient plus le nom et, d’un coup, « paf » ! Il tombe littéralement des nuages, dans cette péninsule qui ressemble à une botte vue d’en haut. Oh là là, mais quel endroit bizarre. Je n’ai jamais rien vu de pareil. Il a immédiatement compris qu’il avait atterri en Italie. On lui en avait tellement parlé : les pâtes, les fêtes, la mer, les montagnes, les couleurs, les parfums, l’hospitalité et surtout beaucoup de sympathie. Mais pas seulement, l’Italie avait aussi un très bon chocolat, des liqueurs exquis, la mode, les pizzas et du bon vin… Heureux d’être tombé sur ce merveilleux paradis terrestre plein d’églises et d’art, de cinéma et de littérature, il se lève et voit…Rien. Il ne voit rien du tout. Il y a de très belles rues colorées. On peut sentir l’odeur de la sauce tomate qui sort par cette fenêtre-là. Les cloches sonnent, la messe est sur le point de commencer. Mais sinon ? Tout est fermé. Il n’y a personne dans les rues. Il s’est passé quelque chose. Je veux mieux comprendre. On lui a dit qu’ils sont très accueillants, alors il essaie de poser une question à quelqu’un. Il s’approche d’une porte. « Qui est-ce ? », « Bonjour Madame, je suis étranger, je viens d’arriver et je voulais vous demander si… ». « Vous avez votre masque ? » « Pardon ? ». « Je vous ai demandé si vous avez un masque ! ». « Je ne comprends pas ». « Bah écoutes, si tu ne comprends pas, au revoir ». Alors qu’il cherchait à comprendre ce que la dame voulait dire, voilà qu’un homme arrive : grand, élégant, aux cheveux soignés et aux yeux bleus qui le regardent avec mépris. Lui aussi il porte un masque. Il est bleu et couvre la moitié de son visage : du nez jusqu’à son menton. « Déplace-toi, je n’ai pas envie de me disputer avec toi. Va acheter un masque ». « Où puis-je en acheter un ? ». « Où veux-tu l’acheter ? À la pharmacie, non ? Sors ton argent». Il aurait voulu lui demander de quoi il parlait, mais il a juste souri et il est parti. Quel désastre. Mais le monde, était-il vraiment si mauvais ? Découragé, il s’assoit par terre. Il désespère. On fait quoi maintenant ? Juste au moment où il allait commencer à pleurer, il entend chanter. Il n’avait jamais entendu une voix si belle. On dirait un murmure, mais si mélodieux, si doux, si émouvant qu’il ne semble pas être réel dans un endroit où les gens portent des masques qui couvrent leur bouche.
« Bonjour, mon ami ». Il s’adresse à moi. Cet homme est si beau, il a l’air négligé, mais il est très joyeux, et, en fait, il lui sourit. Attends, il sourit, donc il ne porte pas de masque, mais pourquoi ? Je ne comprends rien. « Tu ne portes pas de masque ! ». Attends, qu’est-ce que je fais ? Je traite les autres comme ils m’ont traité ? L’homme réplique immédiatement : « Comme si tu en avais un, mon ami… ». Il a raison. Je m’assois à son côté. « Moi je n’en ai pas un, parce que je ne sais pas ce qu’est l’argent ». L’homme est surpris et répond tout de suite : « Moi non plus ! ». Je commence à rire. C’est drôle, cet homme, il n’est pas habillé élégamment, il ne me traite pas mal, il ne porte pas de masque et il ne connaît pas l’argent. « Moi, je ne porte pas de masque parce que personne ne veut s’approcher de moi. Donc, ça ne servirait à rien. Je n’ai pas de maison. J’ai beaucoup d’amis qui me laissent ces pièces, tu vois, c’est ça de l’argent. Je garde juste un masque de réserve car le respect pour les autres personnes est toujours important. Sinon, je vis comme ça ».
« C’est-à-dire ? »
« Tu ne le vois pas ? Je choisis un endroit qui me plaît. Un pont, généralement. Je m’assois et je commence à chanter, à jouer, à rire en me racontant des choses. Certains amis m’apportent quelque chose à manger, d’autres m’offrent une cigarette. Ah, tu ne sais pas ce que c’est. Crois-moi, c’est mieux comme ça. Ensuite, j’en profite ».
« De quoi ? ».
« De la vie ! Cette chance d’être venu au monde sans l’avoir demandé. La vie est un cadeau, toujours une surprise. Sans le demander, tu te retrouves dans ce monde merveilleux et tu dois apprendre à vivre. Mais tu devrais voir comment les gens compliquent cette vie. Ils ne comprennent pas cette histoire de don et commencent alors à créer des problèmes, à suivre des idées qui ne sont pas forcément les bonnes, à créer des relations sans que personne leur ait imposé. Je ne les comprends pas. Mais attends, ils étudient juste pour avoir un diplôme. Ensuite, si tu leur demandes ce qu’ils ont compris de la vie et ce qu’ils ont appris de l’histoire qu’ils ont étudiée, de la littérature qu’ils ont lue, ils te croient un fou. Bénie soit la folie, dans toutes ses formes. De plus, ils prennent des rendez-vous, ils prennent la voiture pour aller acheter du pain. Ils vont aux supermarchés et achètent tout ce qui est le plus coloré, le plus appétissant et avec le plus de conservateurs. Ah oui c’est vrai, tu ne connais pas les conservateurs. Bah, c’est mieux ainsi. Si tu demandes à quelqu’un s’il est heureux, il rit à ton nez. C’est comme s’ils avaient des problèmes insurmontables. Et maintenant qu’ils devraient être dehors toute la journée faire des choses qu’ils s’efforcent de faire, ils se retrouvent enfermés chez eux. Les pauvres ».
« Et toi ? ».
« Bah moi je n’ai pas de maison. Chez moi actuellement est à côté de toi, par exemple. Et quand la gendarmerie arrête les autres gens, parce qu’ils ont violé le couvre-feu, ils leur donnent une contravention. Ah oui, tu ne sais pas ce qu’est une contravention. Fais-moi confiance, c’est mieux comme ça. Si la gendarmerie me voit, elle me regarde et ne me fait rien ».
« Bah du coup, tu es une personne bizarre, ici ».
« Je suis un clochard ».
« C’est quoi un clochard ? ».
« Un clochard est quelqu’un qui n’a pas de compte à rendre à personne. Je change ma vie tous les jours, toujours à la recherche du bonheur. Cela est mon argent. Je vis grâce au bonheur. Et quand je suis malheureux, c’est la tristesse qui devient mon argent. Je me tiens sous la pluie et chante toute la douleur et les gens me donnent des pièces, parce qu’ils voient quelque chose de vrai et pur. Eux, ils le voient, moi, je le vis ».
« Puis-je être un clochard moi aussi ? ».
« À une seule condition : tu dois être heureux mais aussi triste, parce que cela fait du bien ; tu dois aimer avant d’être aimé et surtout, mets ton masque, sinon tu devras connaître ce qu’est une amende et crois-moi, tu n’aimerais pas cela ! Hahaha. »
Un poisson très spécial pt. 2
Et nous voici enfin dans son royaume : le pont. Il ne cesse de me dire qu’il aime être suspendu dans les airs, être plus près du ciel, plus haut par rapport aux rues de grand passage, et surtout juste au-dessus de l’eau. Ensuite, il m’a aussi dit que l’eau était le bien le plus précieux à ses yeux. Et donc je regarde au-dessus de la barrière, je veux la voir et comprendre ce que cette eau a de si particulier pour qu’il en parle autant. Je suis heureux en regardant l’eau du fleuve qui coule sous nos pieds ; pourtant, je suis déçu.
« – Ah, c’est ça…l’eau dont tu m’as tant parlé…
– Comment ?! Tu n’es pas heureux ? Mais regarde !
– L’eau est marron, elle est sale, on dirait de la boue ! »
Le clochard réfléchit un instant, il ne parle pas. Il pense : « Qui que ce soit qui regarde l’eau d’un fleuve pour la première fois pensera qu’elle est sale. Il ne saura jamais comment elle était auparavant et à quoi elle ressemble sans pollution. ».
J’insiste : « -Vous m’avez tellement parlé de ce pont ! Je suis heureux d’être ici. Certes, je ne m’attendais pas à ce que l’eau soit comme ça, mais je vois un poisson pour la première fois !
Le clochard est enthousiasmé. Il se penche rapidement pour voir ce que son ami montre du doigt. En revanche, il ne voit aucun poisson. Alors il lui demande immédiatement : « Pardon, mais de quel poisson parles-tu ? »
Je réplique avec fierté : « – J’ai pris note de tout ce que tu m’as appris. Pourquoi tu ne le vois pas ? Tu m’as pourtant dit que dans le fleuve il y a des poissons : de petites créatures dans l’eau et qu’on peut voir depuis la surface. Celui-ci est donc un poisson ! »
Le clochard regarde le fleuve avec désespoir car il comprend que ce qui flotte dans l’eau, et parfois sombre à cause des courants, n’est certainement pas un poisson.
« -Mais enfin, c’est une bouteille en plastique !
-C’est une espèce de poisson ?
-Mais bien sûr que non, quelle question !
-Bah alors, pourquoi est-il dans le fleuve comme un poisson ? »
« Bonne question, très bonne question, pense le clochard. Le petit s’est posé cette question seulement après quelques heures passées sur cette Terre. Nous, les Hommes, nous ne nous sommes jamais demandés pourquoi, alors qu’on y vit depuis des générations ».
« -Ah d’accord. Dans ce cas j’en vois un ! continua l’enfant. En fait, j’aurais dû me douter que le poisson était plus petit. Le voilà, regarde comme il est petit, comme il est mignon. Viens, viens voir !
-Mais ça non plus ce n’est pas un poisson… »
« Non, cette fois je ne lui dirais pas la vérité, s’imposa le clochard. Comment lui expliquer ce qu’est un coton-tige ? Peut-être qu’il vaut mieux ne rien dire ».
« -Regarde ! Il y en a un autre ! Et il y en a un là-aussi. Regarde, ils sont tous échoués. Ils sont si mignons !
-Mais fils, regarde…
-Oui, je sais, ce n’est pas un poisson normal.
-Tout à fait, je ne savais pas comment te le dire. J’ai essayé de te faire comprendre, mais tu ne sais pas à quel point c’est difficile, et j’ai honte. Oui, j’ai tellement honte et…
-Non, mais tu n’as pas à avoir honte, j’ai compris. C’est le poisson en plastique ! Il n’est pas sous l’eau, il flotte au-dessus.
-Hum, bien sûr. Oui, bien sûr. Tu as raison, tu as raison. Mais tu sais pourquoi il ne flotte pas ? Parce que ce n’est pas sa maison. Vite ! Allons les sauver, cours ! »
C’est ainsi qu’un passant vit un clochard, accompagné d’un enfant, courir le long du fleuve et ramasser tout le plastique des environs.
« – Vite, allons le sauver ! » Le clochard n’avait pas envie de dire que c’était sa faute, la faute de ses concitoyens qui lui offraient de la nourriture et des cigarettes, la faute du maire, la faute de ce passant qui les regardait mal depuis le pont et la faute de tous les autres. Et les cris continuent : « – Tu es en train de le sauver, mets-le vite dans cette malle pour qu’il soit en sécurité. » Sauf que la malle n’est rien d’autre qu’une poubelle de collecte en plastique. Ils crient joyeusement tout en sauvant tous les déchets qu’ils peuvent trouver dans le fleuve.
Le passant s’éloigne en riant dans sa barbe, « Ils sauvent du plastique… plutôt bizarre ! ». Le clochard hurle alors : « Nous sauvons le plastique, certes, mais nous sauvons aussi vos petits-enfants ! »
L’homme ne se retourne pas, et les deux amis continuent à sauver les poissons en plastique.
Et donc, chères lectrices, chers lecteurs, si vous voyez un jour des poissons en plastique en difficulté, écoutez les conseils de ces deux sympathiques personnages : oubliez les mots des passants et allez les aider ! Notre monde a besoin des personnes comme eux et comme vous !
Tudo culpa da gravidade
Inexplicavelmente, talvez devido a algum erro técnico durante a viagem, ele tinha chegado a um destino errado. E pensar que lhe tinham recomendado: “Não se esqueça, quando passar perto da Terra, não abrande, não se demore, mas acelere”. Tinham-lhe então dado toda uma longa explicação sobre uma força. Como é que se chamava? Força grave? Força na gravidade? Não, não consegue lembrar-se. Mas era tão bela. Ele jurou que não conseguia resistir. Os seus olhos alargaram-se, o seu coração começou a bater forte e ele, sim admite-o, não se limitou a abrandar, não se limitou a ficar parado, mas ficou literalmente imobilizado a contemplá-la. A contemplar esta bola gigantesca, manchada com cores nunca antes vistas: um azul animado e um verde que se elevava ao castanho em algumas áreas. Tudo miraculosamente rodeado, por vezes, por algodão branco, do qual saíam muitas gotas de água; noutras zonas, por algodão que era cinzento, e do qual saía uma verdadeira cascata de água com clarões brancos ou amarelos cegantes, à qual se seguia sempre um barulho intenso, ensurdecedor e assustador. Mas ao tentar espreitar a parte da Terra que brilhava à luz do grande Rei Sol, sentiu-se subitamente atraído por ela, uma força que tem esse nome que não compreendeu bem, e de repente, puf! Ele cai literalmente das nuvens, nesta península que, vista de cima, parece uma bota. Meu deus, que lugar estranho. Nunca tinha visto nada parecido. Soube imediatamente que tinha aterrado em Itália. Tinham-lhe falado tanto sobre este país: massa, festas, mar, montanhas, cores, aromas, hospitalidade e, sobretudo, muita simpatia. Mas não só isso, também chocolate delicioso, licores incríveis, moda, pizza, bom vinho. E assim, feliz por ter acontecido neste maravilhoso paraíso na terra, cheio de arte e igrejas, cinemas e literatura, ele levanta-se e vê… nada. Ele não vê praticamente nada. Sim, claro, há ruas bonitas e coloridas. Sim, claro, pode sentir-se o cheiro do molho de tomate a sair por aquela janela. Sim, claro, os sinos estão a tocar, a missa está prestes a começar. Mas o resto? Todo fechado. Ninguém na rua. Alguma coisa deve ter acontecido. É preciso entender. Disseram que este é um povo hospitaleiro, por isso tente perguntar a alguém. Ele aproxima-se de uma porta. “Quem é?” “Olá senhora, sou um estrangeiro. Acabei de chegar e queria perguntar se…” “Tem uma máscara?” “Desculpe?” “Estou a perguntar se tem uma máscara!” “Não estou a entender”. “Então, se você não entende, adeus.”
Ele estava prestes a interrogar-se sobre o que a senhora queria dizer, mas aí vem um homem: alto, elegante, com o cabelo bem cuidado e dois olhos azuis a olhar para ele com desdém. Ele também tem uma máscara posta. É azul, cobre metade do seu rosto: desde o nariz até debaixo do queixo. “Afasta-te, eu não quero discutir. Vai e compra uma máscara”. “Onde posso comprar uma?” “Diga-me, onde gostaria de comprar uma? Na farmácia, não é óbvio? Arranjem o dinheiro”. Ele queria perguntar-lhe o que era, mas apenas sorriu e foi-se embora. Que desastre. Mas será que o mundo era realmente assim tão mau? Desapontado, senta-se no chão. Ele desespera. E agora o quê? Quando ele estava prestes a começar a chorar, ouve cantar. Uma voz tão bonita que ele nunca tinha ouvido antes. É um sussurro, mas tão afinado, tão doce, tão comovente, que parece impossível existir num lugar onde as pessoas usam máscaras para esconder a boca. “Ah, olá meu amigo”. Ele está a virar-se para mim. É um homem tão bonito, um pouco desajeitado, cheio de alegria e de facto ele sorri para ele. Espere um momento. Mas se ele está a sorrir, então não está a usar máscara, mas porquê? Não percebo nada. “Desculpa! Você não está a usar máscara”! Espera, o que é que estou a fazer? Estou a tratar os outros da mesma maneira que eles me trataram? O homem responde imediatamente: “Como se tu a tivesses, meu amigo”. Está certo. Sento-me ao lado dele. “Eu não a tenho porque não sei o que é dinheiro”. O homem ilumina-se e responde prontamente: “Nem eu!”. Começo a rir. Que engraçado é este homem que na verdade não está bem vestido, não me trata mal, não tem uma máscara ou mesmo dinheiro. “Não tenho uma máscara porque ninguém quer se aproximar de mim. Por isso, não serviria para nada. Não tenho uma casa. Tenho muitos amigos que me deixam estas moedas Vês, este é o dinheiro. Eu apenas mantenho uma máscara de reserva porque o respeito pelas outras pessoas é sempre importante. Caso contrário, eu vivo assim”.
“Assim como?”
“Mas como? Não vês isso? Escolho um sítio de que gosto. Normalmente uma ponte. Sento-me e começo a cantar, a tocar, a brincar para mim próprio, a dizer coisas. Um amigo traz-me algo para comer, outro oferece-me um cigarro. Ah, provavelmente não sabes o que isso é. Confia em mim, é melhor assim. Além disso, eu aproveito”.
“O quê?”
“A vida! Aproveito a vida! Esta oportunidade de ter vindo ao mundo sem o ter pedido. A vida é um presente, uma surpresa constante. Sem perguntar, somos lançados a este mundo maravilhoso e temos de aprender a viver. Espera até veres como as pessoas complicam esta vida. Eles não compreendem esta história do presente e por isso começam a criar problemas, a seguir ideias que ninguém disse estarem certas, a criar relações com pessoas sem que ninguém lhes tenha imposto, e depois queixam-se dessas mesmas pessoas. Eu não os compreendo. Sabes, eles vão à escola, mas apenas para obterem um diploma. Se lhes perguntarmos o que compreenderam da vida e o que aprenderam com a história que estudaram, com a literatura que leram, olham para você como se estivesse louco. Bendita seja a loucura, em todas as suas formas. E depois marcam encontros, levam o carro para ir comprar pão. Vão aos supermercados e compram tudo o que é mais colorido, mais apetitoso e com mais conservantes. Ah, provavelmente não sabes o que são conservantes. É melhor assim. Se perguntar a alguém se ele está feliz, ele ri-se na sua cara. Parecem ter problemas insuperáveis. E agora, aqueles que tinham de estar fora todo o dia a fazer coisas que se obrigavam a fazer sem que ninguém lhes pedisse para as fazer, vêem-se fechados em casa. Coitadinhos.”
“E tu ?”
“Eu? Eu não tenho casa. A minha casa neste momento está ao teu lado, por exemplo. E quando os carabinieri param os outros por saírem após o recolher obrigatório, dão bilhetes. Ah, provavelmente não sabes quem eles são, confia em mim, é melhor assim. Se me virem, olham para mim e deixam-me passar”.
“Então acho que és uma pessoa estranha aqui”.
“Sou um sem-abrigo, o que se pode fazer”.
“Quem é um sem-abrigo?”
“Um sem-abrigo é uma pessoa que não tem de prestar contas a ninguém. Eu mudo a minha vida todos os dias, sempre à procura da felicidade. Esse é o meu dinheiro. Eu vivo disso. E quando estou infeliz, é a minha tristeza que se torna dinheiro. Eu estou à chuva e canto toda a minha tristeza e as pessoas dão-me dinheiro porque vêem algo verdadeiro e puro. Eles vêem-no, eu vivo-o”.
“Eu também posso ser um sem-abrigo?”
“Apenas com uma condição: que te meta na cabeça que tens de ser feliz, mas também triste porque é bom para ti; que te meta no coração que tens de amar antes de seres amado; e que ponhas uma máscara na cara porque senão terás de saber o que é um bilhete e confia em mim que não vais gostar! Ahahahaha!”
Um peixe muito particular

E aqui estamos nós, finalmente no reino dele: a ponte. Ele continua a dizer-me que gosta do fato de estar suspenso no ar, mais perto do céu, mais alto do que as ruas movimentadas, e mesmo acima da água. E depois diz-me também que a água é o bem mais precioso do mundo. E por isso inclino-me da ponte, quero vê-la, quero saber o que é que é esta água que ele tanto exalta. Olho para ele, todo excitado, a água do rio que corre abaixo de nós. Mas é aí que fico desapontado.
-Ah, esta é… a famosa água…-
-Mas como? Não está feliz?-
-…é castanha, é suja, quase parece terra.-
O sem-abrigo para por um segundo. Não fala. Ele está a pensar: “Quem vê água da ponte da cidade pela primeira vez, quem vê água de um rio pela primeira vez na sua vida, pensa que é castanha. Não sabe como era. E nunca saberá como é realmente”.
Eu insisto: – Falaste-me tanto desta ponte! Estou feliz por estar aqui. É verdade, eu não esperava que a água fosse assim, mas estou a ver um peixe pela primeira vez! –
O sem-abrigo está entusiasmado. Ele inclina-se imediatamente para ver para onde o dedo do seu amigo está a apontar. Mas não vê peixe nenhum. Então pergunta-lhe imediatamente: – Que peixe? Do que é que está a falar? –
Eu respondo com orgulho: – Olha, escutei todos os teus ensinamentos. Tomei notas. Mas não vê? Disse-me que há peixes no rio, e que são pequenas criaturas na água, e que podem ser vistos a partir da superfície. Então isso é um peixe! –
O sem-abrigo olha desesperadamente para o rio e percebe que o que está a boiar na água, e por vezes a afundar-se por causa da corrente, não é certamente um peixe.
-Mas isso é uma garrafa de plástico.-
-É um tipo de peixe?-
-Claro que não, que pergunta é essa?-
-Então porque é que está na água como um peixe?-
“Uma boa pergunta, uma pergunta muito boa mesmo. Uma pergunta que ele faz após apenas algumas horas passadas nesta Terra, e nós, homens, que nela vivemos há gerações, talvez, nunca nos tenhamos realmente interrogado”.
-Vi-o agora, claro! Devia ter imaginado que o peixe era mais pequeno, ali está ele, olha como é pequeno, como é bonitinho. Vem cá, Vem cá!
-Mas isso é….-
Mas depois o sem-abrigo pensa: “Não, eu não lhe vou dizer. Como é que lhe posso explicar o que é um cotonete? Não, talvez seja melhor não falarmos nisto”.
-Olha! Há outro! E um está lá. E olha para eles. Estão todos encalhados. São todos tão bonitinhos.-
-Filho, olha…-
-Sim, sim, eu sei. Não é um peixe normal.-
-Exactamente, não sabia como te dizer. Tentei fazer-te compreender, mas não imaginas como é difícil, e sinto-me envergonhado. Sim, estou tão envergonhado e…-
-Não tens de ter vergonha, eu percebo, é o peixe de plástico! Ele não está debaixo de água, ele bóia sobre ela.-
-Um, claro. Oh, é claro. Tens razão, tens razão. Mas sabe porque é que ele não bóia? Porque essa não é a sua casa. Rápido! Vamos salvá-los, corre!-
E assim um transeunte vê este sem-abrigo, juntamente com um amigo dele, a correr ao longo do rio e a apanhar todo o plástico que estava ao redor.
Rápido! Salva-o! – Porque eis que o sem-abrigo não teve vontade de dizer que a culpa era sua, a culpa dos seus concidadãos que lhe ofereceram comida e cigarros, a culpa do presidente da câmara, a culpa daquele transeunte que os olhava mal da ponte. E os gritos continuam: – Estás a salvá-lo, coloca-o rapidamente naquele baú para que fique seguro – Mas o baú não é mais do que um caixote de recolha de plástico, e eles gritam alegremente para salvar todo o lixo que encontram.
O senhor na ponte vai-se embora a rir, “Estes estão a salvar o plástico…ridículo!” Então o sem-abrigo grita: “Estamos a salvar o plástico, é verdade, mas na verdade estamos a salvar também os seus netos!”
O homem não se vira, e os dois amigos continuam a salvar o peixe de plástico. E assim, cara leitora e caro leitor, se alguma vez vir algum peixe de plástico em necessidade, siga os conselhos destes dois personagens simpáticos, esqueça as palavras dos transeuntes, e vá ajudá-los! O nosso mundo precisa de pessoas como eles e como você!
Alles nur wegen der Schwerkraft
Welch ein ungeschickter Zufall! Er war an einem falschen Ort gelandet, wahrscheinlich wegen eines technischen Problems während der Reise. Und stellt euch vor, was man ihm davor eindringlich gesagt hatte: „Pass auf, wenn du nah an der Erde vorbeifliegst, werde ja nicht langsamer, halte dich nicht auf, sondern flieg schneller.“ Man hatte ihm schier endlos lange etwas über eine seltsame Kraft erklärt. Wie war das nochmal? Die Schwerkraft? Erdbeschleunigung? Ach, er konnte sich nicht mehr genau erinnern. Aber die Erde hatte aus der Ferne doch so schön ausgesehen! Er hatte nicht anders gekonnt, er hatte einfach kurz anhalten müssen. Seine Augen waren weit aufgerissen gewesen, sein Herz hatte begonnen, wie verrückt zu schlagen und, er hatte zugeben müssen: nicht nur war er langsamer geworden und war schließlich stehen geblieben, sondern hatte er sie auch für eine ganze Weile angestarrt.
Er hatte diese riesige Kugel, die von kräftigen Farben, die er noch nie zuvor gesehen hatte, bedeckt war, lange bewundert: ein lebendiges Blau und ein sattes Grün, das an manchen Stellen ins Braune oder Gelbe überging. All dies war an der Oberfläche bedeckt von weißer Zuckerwatte, aus der an manchen Stellen einige Wassertropfen fielen. Manchmal war die Watte von einem dunklen Grau: an diesen Stellen ähnelten die Tropfen eher einem Wasserfall, der von grellen Lichtblitzen durchbrochen wurde. Kurz darauf war ein ohrenbetäubender Lärm zu hören gewesen, der ihn zugleich einschüchtert und beeindruckt hatte. Er hatte wirklich versucht, nicht die Seite der Erde anzustarren, die unter dem Licht des Königs des Sonnensystems, der Sonne selbst, erstrahlte. Und trotzdem hatte er sich genau von dort angezogen gefühlt, durch eine unsichtbare Kraft, die er sich nicht erklären konnte und plötzlich – Puff – war er buchstäblich aus allen Wolken gefallen, mitten auf diese Halbinsel, die von oben wie ein Stiefel ausgesehen hatte. Was für ein merkwürdiger Ort! Noch nie zuvor hatte er etwas Derartiges gesehen.
Er wusste sofort, dass er in Italien gelandet sein musste. Man hatte ihm viel davon erzählt: das Essen, die Feste, das Meer, die Berge, die Farben, die verschiedenen Gerüche, die Gastfreundlichkeit und vor allem die sympathischen Einwohner. Aber das war nicht alles, in Italien gab es auch gute Schokolade, exquisite Liköre, Luxusmode, Pizza und guten Wein. Glücklich und überwältigt zugleich, in dieses wunderbare Paradies auf Erden, voll mit Kirchen und Kunst, Film und Literatur, gefallen zu sein, stand er auf und sah … nichts. Nichts, von alldem, was er von diesem Ort gehört hatte. Naja, es gab schöne bunte Straßen. Aus einem Fenster roch es auch nach Tomatensauce. Die Glocken erklangen, die Messe würde bald anfangen. Aber sonst? Alles war geschlossen, die Straßen waren menschenleer. Es musste etwas passiert sein. Er wollte herausfinden, was vor sich ging. Man hatte ihm gesagt, dass die Italiener besonders einladend waren, also versuchte er, jemandem eine Frage zu stellen. Er näherte sich einem Haus und klopfte an die Tür. „Wer ist da?“ „Guten Tag, ich komme von weit her und wollte fragen, ob…“ „Tragen Sie Ihre Maske?“ „Entschuldigen Sie?“ „Ich habe gefragt, ob Sie Ihre Maske tragen!“ „Ich verstehe nicht…“, antwortete er verwirrt. „Also gut, wenn Sie nicht verstehen, dann Auf Wiedersehen!“
Als er versuchte, zu verstehen, was die Frau ihm sagen wollte, ging ein Mann an ihm vorbei: groß, elegant, gepflegte Haare und blaue Augen, die ihm misstrauisch entgegenblickten. Im gleichen Moment wurde ihm klar, was die Frau gemeint hatte: der Mann trug mitten im Gesicht eine blaue Maske, die die Hälfte seines Gesichts bedeckte, von der Nase bis zum Kinn. „Geh mir aus dem Weg und kauf dir eine Maske!“ „Wie bitte? Wo soll ich die kaufen?“ „Wo du sie kaufen sollst? In der Apotheke natürlich. Hast du kein Geld?“ Er wollte ihn fragen, wovon er sprach, doch der Mann ging einfach weiter. Was für eine Katastrophe. Waren die Menschen tatsächlich so unfreundlich? Ratlos und traurig setzte er sich zu Boden. Er fing langsam an, zu verzweifeln. Was sollte er jetzt nur machen? Gerade in dem Moment, als er fast zu weinen angefangen hätte, hörte er jemanden singen. Noch nie zuvor hatte er eine so bezaubernde Stimme gehört! Es war fast nur ein leises Murmeln, war aber so klangvoll, so zart, so berührend, dass es nicht echt zu sein schien, an einem Ort wo Menschen ihr Gesicht mit Masken bedeckten.
„Hallo mein Freund.“, sagte der Mann, dessen Stimme er gehört hatte. Er sah gut aus, ein bisschen lumpig, aber so fröhlich, dass er den anderen mit seinem Lächeln ansteckte. Warte, man sah sein Lächeln, also trug er keine Maske? Warum? Unser außerirdischer Freund war verwirrt. „Du trägst keine Maske!“, warf er ihm vor. Sogleich biss er sich auf die Zunge. Wie konnte er den Mann nur so behandeln, wie er zuvor von den anderen behandelt wurde? Dieser gab sofort zurück: „Als ob du eine hättest, mein Freund…“ Der Mann hatte Recht. Er setzte sich an seine Seite. „Ich habe keine, weil ich nicht weiß, was Geld ist.“ Der Mann war überrascht und antwortete sofort: „Ich auch nicht!“ Sie mussten lachen. Er war lustig, dieser Mann, er war nicht elegant gekleidet, er behandelte ihn gut, trug keine Maske und wusste auch nicht, was Geld war. „Ich trage keine Maske, weil mir sowieso keiner näherkommt. Das wäre also sinnlos. Ich besitze kein Haus. Ich habe aber viele Freunde, die mir ab und zu ein paar Münzen zukommen lassen, siehst du, das ist Geld. Ich habe eine Reserve-Maske eingesteckt, aus Respekt vor den anderen. Ansonsten lebe ich so, wie ich bin.“
„Was meinst du damit?“
„Siehst du es nicht? Ich suche mir Tag für Tag einen Ort, der mir gefällt. Eine Brücke normalerweise. Ich setze mich hin und beginne zu singen, spielen und lachen. Manche Freunde bringen mir etwas zu essen, andere bieten mir eine Zigarette an. Ah, du weißt wahrscheinlich nicht, was das ist. Glaub mir, das ist auch besser so. Und dann genieße ich es.“
„Was genießt du?“
„Das Leben! Das Glück, auf die Welt gekommen zu sein. Das Leben ist ein Geschenk, voll mit Überraschungen. Ohne danach gefragt zu haben, befindest du dich in dieser wunderbaren Welt und musst lernen, darin zu leben. Aber du müsstest sehen, wie sich manche Menschen dieses Leben schwer machen. Sie verstehen nicht, dass das Leben ein Geschenk ist und fangen an, Probleme zu kreieren, Ideen zu verfolgen, die nicht unbedingt die besten sind und Beziehungen aufzubauen, die ihnen nicht guttun. Ich verstehe sie nicht, diese Menschen. Aber warte, es gibt noch mehr, sie studieren nur, um einen Abschluss zu haben. Wenn du sie fragst, ob sie das Leben verstanden haben und was sie von dem, was sie studiert oder gelesen haben, gelernt haben, halten sie dich für verrückt. Gesegnet sei die Verrücktheit, in all ihren Formen! Außerdem nehmen sie das Auto, um Brot zu kaufen, oder zum Supermarkt zu fahren, um sich das zu leisten, das ihnen am besten gefällt, meistens voll mit Konservierungsstoffen. Ah, du kennst wahrscheinlich keine Konservierungsstoffe, aber das macht auch nichts. Wenn du jemanden fragst, ob er glücklich ist, lacht er dir ins Gesicht. Als ob sie alle permanent unlösbare Probleme hätten. Und jetzt, wo sie eigentlich draußen sein sollten, um Dinge zu erledigen, die sie eigentlich gar nicht machen wollen, sind sie zuhause eingesperrt. Die Armen.“
„Und du?“
„Ach, ich habe kein Haus. Bei mir zuhause ist im Moment neben dir, zum Beispiel. Wenn die Polizei die anderen Menschen aufhält, da sie die Ausgangsperre nicht eingehalten haben, bekommen diese eine Strafe. Ah, du weißt wahrscheinlich nicht, was eine Strafe ist. Glaub mir, das ist auch besser so. Wenn die Polizei mich sieht, beachten sie mich nicht und lassen mich in Ruhe.“
„Also halten die anderen dich für merkwürdig?“
„Manchmal. Ich bin ein Obdachloser.“
„Was ist das, ein Obdachloser?“
„Ein Obdachloser ist jemand, der niemandem etwas schuldet. Ich verändere mein Leben jeden Tag, immer auf der Suche nach neuem Glück. Das ist mein Reichtum. Ich lebe, dank des Glückseins. Und wenn ich unglücklich bin, verhilft mir die Traurigkeit zu meinem Geld. Ich bleibe im Regen stehen und singe all meinen Schmerz heraus. Und die Menschen geben mir Münzen, weil sie etwas Echtes sehen. Sie sehen es, ich sehe sie.“
„Kann ich auch ein Obdachloser sein?“
„Unter einer Bedingung: du musst glücklich und gleichzeitig traurig sein, denn das tut einem gut; du musst lieben, bevor du geliebt wirst und vor allem, setz deine Maske auf, ansonsten lernst du, was es bedeutet, eine Strafe zu bekommen und glaub mir: das würde dir nicht gefallen! Hahaha.“
Ein ungewöhnlicher Fisch

Und hier waren sie schon, in seinem Königreich: die Brücke. Der Obdachlose wiederholte unaufhörlich, ihm zu sagen, wie sehr er es liebte, in dieser Umgebung zu sein, noch näher am Himmel und höher als die umliegenden Straßen – und vor allem, genau über dem Wasser. Dann sagte er ihm auch, dass Wasser das Wertvollste für ihn war. Also blickte der Junge über das Geländer, um das Wasser zu sehen und zu verstehen, was nun so besonders daran war. Auch wenn er sich beim Anblick des fließenden Wassers im ersten Moment freute, war der Junge trotzdem etwas enttäuscht.
„Ah, also das ist das Wasser, von dem du gesprochen hast…“
„Was ist los? Du bist nicht glücklich? Aber schau doch!“
„Da gibt’s nicht viel zu sehen, das Wasser ist schmutzig, es sieht aus wie Schlamm!“
Der Obdachlose dachte stumm einen Moment nach. Er überlegte sich: „Er sieht das Wasser des Flusses zum ersten Mal und denkt, es wäre schmutzig. Wenn er nur wüsste, wie es ohne Verschmutzung ausgesehen hat!“
Der Junge bestand darauf: „Du hast mir doch so viel von dieser Brücke erzählt! Ich bin auch froh darüber, hier zu sein, aber ich habe nicht erwartet, dass das Wasser so aussehen würde.“ Plötzlich sprang er auf: „Aber warte, ich sehe einen Fisch!“
Der Obdachlose war begeistert. Schon lange hatte er keine Fische mehr im Fluss gesehen! Schnell näherte er sich, um zu sehen, worauf sein neuer Freund aufgeregt zeigte. Anders als erwartet, sah er aber keinen Fisch. „Tut mir leid, aber wo ist der Fisch, von dem du sprichst?“
Der andere erwiderte verwundert: „Ich habe doch alles beachtet, was du mir gelernt hast. Warum siehst du ihn nicht? Du hast mir doch gesagt, dass im Fluss Fische wären: kleine Kreaturen im Wasser, die man von der Oberfläche aus sieht. Das muss also ein Fisch sein!“
Der Bettler warf einen enttäuschten Blick auf den Fluss, als er verstand, was dort im Wasser dahintrieb – auch wenn es durch die Strömungen wie ein Fisch auszusehen schien, war es leider nichts dergleichen, kein anderes Lebewesen und schon gar kein Fisch.
„Hm, ja das ist eine Plastikflasche…“
„Ist das eine bestimmte Fischart?“
„Aber nein, was für eine Frage!“
„Warum bewegt sich das Ding dann im Fluss, als wäre es ein Fisch?“
„Gute Frage… dort sollte es eigentlich nicht sein“, antwortete der Obdachlose mit betrübter Miene. Der Junge fragte sich bereits nach wenigen Stunden auf der Erde, warum da eine Plastikflasche im Fluss schwamm. „Die meisten von uns Menschen lässt das wohl eher gleichgültig, obwohl wir schon lange hier leben.“
„Hm das verstehe ich nicht. Oh, aber dort sehe ich einen Fisch! Ich hätte mir gleich denken können, dass Fische viel kleiner sind. Sieh doch, wie klein der ist, so süß! Komm, komm doch!
„Aber das ist auch kein Fisch…“, seufzte der Mann. Er dachte sich: „Dieses Mal werde ich ihm nicht die Wahrheit sagen. Wie soll ich ihm nur beibringen, dass das nichts als ein achtlos weggeworfenes Wattestäbchen ist? Vielleicht ist es besser, einfach nichts zu sagen.“
Der Junge hatte ihn sowieso nicht gehört und fuhr fort: „Schau doch, da ist ein zweiter! Und dort ist noch einer. Ach, wie niedlich sie aussehen. Ohje, jetzt sind sie alle auf Grund gelaufen! Wir müssen ihnen helfen!“
„Aber mein Junge, sieh doch…“
„Ja ja, ich weiß, es sind keine normalen Fische.“ Er verzog traurig das Gesicht.
„Ganz richtig, ich weiß nur nicht, wie ich es dir am besten sage. Ich habe versucht, es dir zu erklären, aber du weißt ja nicht, wie schwierig das ist und wie sehr ich mich dafür schäme. Ja, ich schäme mich und…“
„Nein, du musst dich nicht schämen, ich habe verstanden. Der Fisch ist aus Plastik! Er schwimmt nicht unter Wasser, sondern treibt auf der Oberfläche.“
„Hm, ja natürlich. Du hast Recht, du hast Recht. Aber weißt du, warum er nicht schwimmt? Weil das nicht sein Zuhause ist. Komm, retten wir sie!“
So kam es dazu, dass ein vorbeigehender Spaziergänger beobachtete, wie ein Obdachloser, begleitet von einem ungewöhnlich aussehenden Kind, den Fluss entlanglief, im Wasser herumhüpfte und Plastik aufsammelte – und, wie ihr euch vorstellen könnt, gab es eine ganze Menge davon.
„Komm, retten wir sie alle!“ Der Obdachlose wollte sich nicht länger sagen, dass es seine Schuld sei, oder die Schuld der Mitbürger, die ihm Essen und Zigaretten schenkten, die Schuld des Bürgermeisters, die Schuld dieses Spaziergängers, der sie so schief ansah, oder die Schuld von allen anderen Menschen um sie herum. Und die Rufe gingen weiter: „Großartig, du bist dabei, sie zu retten, gib sie schnell in diesen Sack, damit sie in Sicherheit sind.“ Der Außerirdische wusste natürlich nicht, dass der Sack nichts weiter als eine gewöhnliche Mülltonne war, aber das war auch egal. Mit großer Freude sprangen sie herum und sammelten den ganzen Müll, den sie im Fluss und daneben fanden, auf.
Der Spaziergänger entfernte sich kopfschüttelnd und murmelte: „Sie retten Plastik… wie merkwürdig!“. Der Obdachlose rief zurück: Für Sie retten wir vielleicht nur Plastik, aber damit retten wir auch eure Nachkommen und die ganze Erde!“
Der Mann drehte sich nicht mehr um, die beiden neuen Freunde aber fuhren ungehemmt fort, die Fische aus Plastik einzusammeln.
Also, liebe Leser und Leserinnen, wenn ihr eines Tages Fische aus Plastik in Not seht, zögert nicht und handelt wie diese zwei sympathischen Freunde: hört nicht auf die Worte gleichgültiger Passanten und helft den Dingen, die im Wasser nichts verloren haben! Unsere Welt braucht Personen wie diese!
Todo culpa de la gravedad

De forma inexplicable, quizás debido a algún fallo técnico durante el trayecto, había llegado
a una destinación equivocada; y pensar que le habían avisado: “Ten cuidado, cuando pases
cerca de la Tierra no frenes, no pares, acelera. ‘’ Además, también le habían dado una
amplia explicación sobre un tipo de fuerza. ¿Cómo se llamaba? ¿Fuerza grave? ¿Fuerza de
gravedad? No sabe, no se acuerda. Pero sí se acuerda de que era tan bonita. Jura que no
podía resistir. Los ojos abiertos, el corazón se estaba disparando y él admite que no
solamente ha frenado, no solamente se ha parado, pero, literalmente, se ha quedado
inmovilizado, mirándola fijamente. Contemplando esta enorme bola, con colores que nunca
se han visto: un azul agitado y un verde que se volvía marrón en algunas partes. Todo
milagrosamente rodeado de algodón blanco, del que salían varias gotas de agua; en otras
partes, de algodón gris del que salía una auténtica cascada de agua con resplandores
blancos y amarillos, que dejan ciegos, a los que siempre seguía un ruido muy fuerte,
atronador, espantoso. Mientras intentaba mirar esa parte de la Tierra que brillaba a la luz del
gran rey Sol, de repente se sintió atraído por ella, por esa fuerza que tiene un nombre que
no entendió muy bien, y de pronto, paf! Se cae literalmente de las nubes, en esta península
que desde arriba parece una bota. Oh Dios mío, qué sitio tan raro. Nunca vió algo parecido.
Enseguida entendió que había aterrizado en Italia. Le habían hablado mucho de este país:
pasta, fiesta, mar, montañas, colores, olores, hospitalidad y sobretodo mucha simpatía… y
hay más: chocolate delicioso, licores tremendos, la moda, la pizza, el buen vino. Y así, feliz
de haberse encontrado en este maravilloso paraíso terrenal, lleno de iglesias y de arte, de
cine y literatura, se levanta y ve… nada. No ve prácticamente nada. Sí, claro, hay calles
muy bonitas, coloridas. Si, claro, siente el olor del jugo que viene de la ventana. Sí, claro,
están sonando las campanas, está a punto de empezar la misa. ¿Por lo demás? Todo
cerrado. Nadie por la calle. Habrá pasado algo. Hay que descubrirlo. Le dijeron que las
personas son amables, entonces intenta preguntar a alguien. Se acerca a una puerta.
‘’¿Quién es? ‘’
‘’Hola señora, soy extranjero y acabo de llegar y quería saber si…’’
‘’¿Tienes mascarilla?’’
‘’¿Perdón?’’
‘’Te estoy preguntando si tienes mascarilla’’
‘’No entiendo.’’
‘’ Pues si no entiende, adiós.’’
A punto de preguntarse lo que la mujer quería decir, llega un hombre: alto, elegante, con el
pelo bien cuidado y dos ojos azules, que lo miran con desprecio. Él también lleva mascarilla.
Es azul, le tapa la mitad de la cara: de la nariz hasta la barbilla. ‘’Quitate que no quiero
discutir. Vete a comprarte una mascarilla.’’ ‘’¿Y dónde la compro?’’ ‘’ ¿Y dime, dónde se
compran? En la farmacia, ¿no? Saca el dinero.’’
Le habría gustado preguntarle lo que eran, pero prefirió sonreír e irse. Que desastre. ¿De
verdad el mundo era tan feo? Triste, se sienta en el suelo. Se desespera. ¿Y ahora qué? A
punto de empezar a llorar, oye cantar. Una voz tan bonita, no la había oído nunca. Es un
susurro pero tan entonado, tan dulce, tan emocionante, que parecía imposible existir en un
sitio en el que la gente lleva mascarillas para taparse la boca.
‘’¡Ah, hola amigo!’’ Está hablando conmigo. Un hombre muy guapo, un poco descuidado,
lleno de alegría y por eso sonríe. Espera un momento. Si sonríe quiere decir que no llevamascarilla, ¿por qué? No entiendo nada. ‘’¡Tú no llevas mascarilla!’’ Un momento, ¿qué
estoy haciendo? ¿Me estoy portando como los demás se portan conmigo?’’ En seguida
contesta: ‘’Ni que tú la tuvieras, amigo mío…’’ Tiene razón. Me siento a su lado. ‘’ Yo no
llevo porque no sé que es el dinero’’. El hombre se ilumina y enseguida responde: ‘’¡Yo
tampoco!’’
Empiezo a reírme. Que gracioso este hombre que no es elegante, no se porta mal conmigo,
no tiene ni mascarilla ni dinero. ‘’No tengo mascarilla porque nadie quiere acercarse a mí,
entonces no la necesito. No tengo casa. Tengo muchos amigos que me dan estas monedas,
ves, este es el dinero. Solo tengo una mascarilla de reserva, porque respetar a las otras
personas siempre es importante. Por lo demás, vivo así.’’
‘’¿Así como?’’
‘’¿De verdad no lo ves? Elijo un sitio que me gusta. Suele ser un puente. Me siento y
empiezo a cantar, a tocar algo, a reirme solo, a contar cosas. Un amigo me trae comida,
otro me invita a un cigarrillo. Bueno, tú no sabrás lo que es. Créeme, mejor así. Al fin y al
cabo, disfruto.’’
‘’¿De qué disfrutas?’’
‘’¡De la vida! Esta increíble oportunidad de nacer sin haberlo pedido. La vida es un regalo,
una continua sorpresa. Sin pedirlo, entras en este maravilloso mundo y tienes que aprender
a vivir. Tienes que ver cómo la gente se hace la vida más difícil. No entienden esta historia
del regalo y entonces empiezan a meterse en problemas, a seguir ideas que nadie
considera justas, a crear relaciones con las personas sin que nadie les obligue, para luego
quejarse de esas mismas personas. No los entiendo. Además mira, van al colegio pero solo
para sacarse un título, pero luego si les preguntas qué es lo que han entendido sobre la vida
y lo que han aprendido de la historia que han estudiado, de la literatura que han leído, te
miran como si estuvieras loco. Bendita sea la locura, en todas sus formas. Concertan citas,
cogen el coche para ir a comprar pan. Van a los supermercados y compran todo lo que es
más colorido, más apetecible y con más conservantes. Bueno tu puede que no sepas lo que
son los conservantes. Es mejor así. Si le preguntas a alguien si es feliz, se ríe en tu cara.
Parece que tienen problemas insuperables. Ahora los que tenían que pasar todo el día fuera
de casa para hacer cosas que se obligaron a hacer sin que nadie se lo pidiera, se
encuentran encerrados en casa. Pobres.’’
‘’¿Y tú?’’
‘’Ah no, yo no tengo casa. Ahora mismo, mi casa está a tu lado, por ejemplo. Y cuando la
policía para a los demás porque se han saltado el toque de queda, les multan. Ah, tú quizás
no sabes lo que quiere decir, créeme, mejor así, si me ven a mi, me miran y me dejan
pasar.’’
‘’Entonces creo que eres una persona un poco rara, aquí’’.
‘’Soy un indigente, que le vamos a hacer.’’
‘’¿Qué es un indigente?’’‘’El indigente es una persona que no tiene que darle explicaciones a nadie. Yo cambio mi
vida cada día, en búsqueda de la felicidad. Es mi dinero. Vivo gracias a ella. Cuando estoy
triste, es mi tristeza que se convierte en dinero. Voy bajo la lluvia y canto todas mis penas y
las personas me dan dinero porque ven algo puro y verdadero. Ellos lo ven, yo lo vivo.’’
‘’Puedo ser un indigente yo también?’’
‘’Solo con una condición: que tú te metas en la cabeza que debes ser feliz y también triste,
porque hace bien; que tu te metas en el corazón que tienes que amar antes de ser amado y
que te pongas en la cara una mascarilla porque si no tendrás que conocer lo que es una
multa y créeme, ¡no te gustará! ¡Jajajajaja! ”
Un pez muy extraño
Por fin estamos en su mundo: el puente. Me sigue diciendo que le gusta estar suspendido
en el aire, más cerca del cielo, más alto de las calles tan transitadas, y justo encima del
agua. Además también me ha dicho que el agua es el bien más preciado del mundo.
Entonces me asomo desde el puente, la quiero ver, quiero entender que es esta agua que
adora tanto. Miro, feliz, el agua del río que fluye debajo de nosotros, y aquí llega la
decepción.
– Ah, es esta… la famosa agua…
– ¿Qué pasa? ¿No estas feliz? ¡Pero mira!
– Pero es marrón, está sucia, parece casi tierra.
El vagabundo se para un segundo. No habla. Está pensando: ‘’Cualquier persona que vea
por primera vez el agua del puente de la ciudad, cualquier persona que vea por primera vez
en su vida el agua de un río piensa que es marrón. No sabe cómo era. Nunca sabrá cómo
es realmente.
’’
Yo insisto. – ¡Me has hablado mucho de este puente! Estoy feliz de estar aquí. Es verdad, no
me esperaba que el agua fuera así, ¡pero estoy viendo un pez por primera vez! –
El vagabundo está entusiasmado. Se asoma enseguida para ver qué es lo que está
señalando su amigo con el dedo, pero no ve ningún pez, entonces le pregunta: ¿Pero qué
pez? ¿Qué dices? –
Entonces yo contesto, con orgullo: -Mira, yo siempre he escuchado todas tus enseñanzas,
he tomado nota. ¿De verdad no lo ves? Tú me dijiste que en el río hay peces, que son
seres pequeñitos que están en el agua, y que se pueden ver desde la superficie. ¡Entonces
ese es un pez! –
El vagabundo, desesperado, vuelve a mirar dentro del río y entiende que esa cosa que flota
en el agua y que de vez en cuando se hunde debido a la corriente del mar no es un pez.
– Esa es una botella de plástico.
– ¿Es un tipo de pez?
– Claro que no, vaya.
– Entonces… ¿por qué está en el agua como un pez?
‘’Buena pregunta, muy buena pregunta. Una pregunta que él se ha planteado solamente
después de unas horas en la Tierra y nosotros, hombres, que vivimos aquí desde hace
generaciones, quizás nunca nos lo hemos preguntado de verdad. ‘’
–
¡Lo acabo de ver, claro! Tenía que imaginarme que los peces eran más pequeños,
ahí está, mira que pequeñito, que bonito. ¡Ven, corre!
– Pero… ese es…
‘’No, no se lo voy a decir. ¿Cómo le explico lo que es un bastoncillo? No, quizás mejor dejar
todo así.’’
El hombre miró para otro lado, y los dos amigos siguieron salvando el pez plástico, cada día
de sus vidas.
–
¡Mira! ¡Ahí hay otro! Y otro ahí. Mira esos varados, que bonitos que son.
– Hijo, espera…
– Sí, sí lo sé. No es un pez normal y corriente.
– Exacto, no sabia como decirtelo. He intentado explicártelo pero no sabes lo difícil
que es y además me da vergüenza. Si, me da mucha vergüenza y…
– No te tiene que dar vergüenza, sé lo que es, ¡Es el pez plástico! No está ni bajo del
agua ni por encima.
– Mmm.. ¡Claro! ¡Claro que sí! ¡Tienes razón, tienes razón! ¿Sabes por qué no flota?
Porque esa no es su casa. ¡Corre! Vamos a salvarlos, ¡corre!
Un hombre ve a este vagabundo, junto a un amigo suyo, corriendo por el río, recogiendo
todo el plástico que había por ahí, y gritando: – ¡Corre, tenemos que salvarlo! – Porque claro,
el vagabundo no quería decir que la culpa era suya, de sus conciudadanos que le dan
comida y cigarrillos, del alcalde, de ese hombre que les miraba con mala cara desde el
puente. Los gritos seguían: – Lo estás haciendo bien, corre, ponlo en esa caja así está a
salvo. –
Pero esa caja era solamente una bolsa para recoger el plástico, y ellos gritaban felices
porque estaban salvando toda la basura que encontraban.
El hombre del puente se fue, riendose: ‘’ Estos dos salvan el plástico… ¡bah!’’, entonces el
vagabundo gritó: ‘’ Es verdad, salvamos el plástico, pero en realidad también salvamos a
sus nietos.’’
El hombre miró para otro lado, y los dos amigos siguieron salvando el pez plástico, cada día
de sus vidas.
