Viviamo in positivo

Ecco a voi un altro tipo di esperienza “degna” di essere raccontata. Nel 2016 Veronica Correndo entra a far parte dell’associazione ConiVIP e in questa intervista spiegherà su cosa verte la clownterapia.

Che cos’è l’associazione ConiVIP?

VIP ITALIA, “Viviamo IPositivo”, è una federazione che propone un tipo di terapia medica alternativa, chiamata clownterapia o associazione dei “nasi rossi”. Ogni sede ha il nome della propria città, per esempio Vip Cuneo, Vip Alba o Vip Bra. In modo particolare, Veronica fa parte di ConiVIP, Vip Cuneo. L’obiettivo principale di questa associazione è quello di effettuare servizi negli ospedali, per esempio ConiVIP è associato al Santa Croce, al Carle e al Regina Margherita. Oltre alle attività negli ospedali, la federazione si occupa anche dei servizi extra nelle RSA, nei campeggi estivi e all’estate ragazzi. Tutti gli anni a maggio viene organizzata la giornata del naso rosso (GNR) nelle diverse piazze d’Italia. A Cuneo viene svolta in via Roma; a Livorno, dove Veronica è stata anche volontaria, in Terrazza Mascagni, sul mare. La federazione propone inoltre altri progetti. Ogni progetto è capitanato da uno staff nazionale che si interfaccia con il direttivo nazionale il quale, a sua volta, prende decisioni per la federazione. Il primo è il progetto missione di volontariato. VIP ITALIA si occupa di pagare una parte del viaggio al volontario, mentre il resto è sotto la responsabilità di quest’ultimo. Le destinazioni principali sono la Bolivia, Palermo, l’Albania o la Colombia. Oltre a questo, troviamo il progetto scuole. Quest’ultimo consiste nel mandare nelle scuole alcuni clown specializzati che hanno il compito di promuove un progetto continuativo con la stessa classe ed esso può durare da cinque- sei mesi a un anno intero.

Quando si è iscritta Veronica a questa associazione?

Veronica si è iscritta nel 2016 e, per entrare a far parte dell’associazione, si deve seguire un corso di tre giorni chiamato “corso base”. Il corso di clownterapia è stato il suo regalo dei diciotto anni. Durante il corso, inoltre, si deve scegliere il nome clown che non deve essere un nome banale. Sua cugina, quando era piccola, non riusciva a dire Veronica, chiamandola affettuosamente Gonga. Da qui il nome clown di Veronica, Gonga. Le persone che fanno parte dell’associazione molto spesso si conoscono solo con il nome clown. Possiamo quindi definire Gonga il secondo nome di Veronica.

Qual è la differenza tra allenamento e servizio?

La clownterapia si compone di due attività principali: gli allenamenti e i servizi. L’allenamento è una formazione sia come clown sia come persona. Si tratta di una vera e propria crescita: uno dei valori VIP è “uniti per crescere insieme”, crescere come gruppo: “non si tratta solo di mettere un naso rosso di plastica, ma è molto di più, è un naso che si ha dentro”. L’allenamento può essere più attivo, poiché si apprendono nuove attività, o più emozionale ed è spesso basato sull’improvvisazione. Ogni allenamento affronta un tema diverso e, generalmente, si svolgono lavori di gruppo per aprirsi agli altri e conoscerli più profondamente. Ci sono infine anche corsi finanziati da Vip Italia con dei formatori esterni: chi viene per fare giocoleria, chi per fare corsi di magia, chi per i corsi di improvvisazione. A questi vanno aggiunti corsi più specialistici, per esempio Veronica partecipò due anni fa ad un corso di formazione per riuscire a fronteggiare anche le parti più delicate del loro lavoro, per essere pronti ad affrontare i reparti più difficili e le situazioni più spiacevoli. Gli allenamenti sono quindi attività in preparazione ai servizi. Per quanto riguarda i servizi in ospedale, possono essere svolti in una sala condivisa con tutti i bambini, come nel caso dell’esperienza di Veronica a Livorno, oppure si accede direttamente alla stanza del paziente. Per entrare nelle stanze, è necessario consultare prima un infermiere, poiché possono esserci dei pazienti in isolamento o dei malati terminali. Al Carle si può entrare nei reparti di geriatria, medicina interna, oncologia e pneumologia. Il Santa Croce, essendo più grande, offre una scelta più ampia di reparti, tra cui pediatria, neurologia e ginecologia. Il Regina Margherita accoglie ConiVIP due sabati al mese come ospiti e in questo ospedale si ha a che fare con i bambini. I servizi vengono svolti in reparti molto delicati come trapianti, immunodeficienza, oncologia, rianimazione, ma anche in reparti come sala gessi o pronto soccorso. Di solito a Cuneo si è tra gli otto e i dieci clown, mentre a Torino sedici o diciassette. Normalmente si è in due durante il servizio e, riguardo alle coppie, c’è una sorta di gerarchia da rispettare: il clown appena entrato nella fondazione si deve formare, è una sorta di “tirocinante”, quindi non lo si può lasciare da solo. Deve essere affiancato da qualcuno definito l’“angelo”. La figura dell’angelo è una figura che “protegge” il tirocinante durante il suo servizio e il primo anno è di tirocinio. L’angelo ha una responsabilità enorme, perché si deve sempre affiancare all’altro. Se, per esempio, quest’ultimo è in crisi, è l’angelo che deve capirlo e deve cercare di metterlo a proprio agio. I servizi non sono mai preparati, a meno che non sia uno spettacolo. È tutta improvvisazione. Si entra nella stanza e si agisce di seguito. È necessario essere molto versatili in questo tipo di volontariato. Molto spesso è la persona che sta vicina al paziente che ha più bisogno dell’aiuto dei clown, di conseguenza tutti devono essere coinvolti. Bisogna guardare ogni paziente allo stesso modo, i pazienti sono tutti uguali, non esistono distinzioni. I servizi variano in base alla fascia di età: con i bambini si improvvisa molto, è semplice farli felici. Con gli adolescenti si va piuttosto sulle freddure, con gli adulti si fanno magie o trucchi di carte e con gli anziani si parla. Una volta terminato il servizio, è gratificante lasciare un ricordo che può spaziare da un foglietto con scritto “viviamo in positivo, sorridi” a una molletta con attaccata una coccinella.

Quali sono i reparti più difficili da gestire?

Quando si ha servizio nei reparti più delicati e difficili, si è sempre un po’ agitati”. È necessario, però, non farsi prendere dal panico perchè più si è agitati, più il paziente lo percepisce e non si pone in maniera partecipativa. In quell’istante bisogna “viversi il momento, carpe diem”, non devono esistere le paranoie. Vediamo ora alcune esperienze di Veronica. Un giorno le era stato affidato un servizio a centro ustioni e, qui, trovò una bambina di quattro anni con mano e braccia amputati, poiché la sorella, per sbaglio, le versò una pentola di acqua bollente. Come gestire il servizio? Non era possibile utilizzare gli oggetti, la comunicazione era impossibile, perché non parlava italiano, quindi si poteva solo comunicare con i gesti. Tuttavia, quando Veronica venne a conoscenza della sua passione per la musica, le diede delle maracas e la bambina inizio a suonarle sotto le ascelle. Un altro giorno a Veronica venne affidato il reparto di fibrosi cistica, dove nelle stanze, a prescindere dal COVID-19, bisogna indossare mascherina, guanti e cappa, poiché i pazienti sono immunodepressi. Non potendo portare microbi all’interno, non si possono neanche portare oggetti. Oppure, se si porta un gioco, una volta uscito dalla stanza non può più essere utilizzato. Di conseguenza, senza oggetti, bisogna giocare con le parole e avere una persona collaborativa al proprio fianco. Infine, un altro reparto difficile è oncologia, soprattutto emotivamente. Il primo reparto in cui Veronica ha fatto servizio è stato proprio questo, all’inizio è un vero e proprio trauma, poiché il bambino più piccolo aveva 16 mesi. Ci sono inoltre episodi e persone Veronica porterà sempre con sé, come nel caso di una bambina francese di undici anni. Quel giorno, mentre i clown stavano giocando con le bolle, incontrarono la mamma della bambina in bagno. In questi reparti difficili si tende spesso ad utilizzare la magia della bolla: si fanno tante bolle, il paziente sceglie quella che più gli piace ed esprime un desiderio. Dalla bolla si fa in seguito uscire una biglia con il desiderio concretizzato. La mamma è scoppiata a piangere e tutto ciò che i clown hanno potuto fare è stato abbracciarla.

Che cosa ti lascia questo tipo di volontariato?

La clownterapia ha permesso a Veronica di vedere la vita e le sue difficoltà da un nuovo punto di vista. “È un dare e ricevere continuo ed è più ricevere che dare”. L’obiettivo della clownterapia è quello di portare un po’ di spensieratezza e di gioia nell’animo di persone che stanno vivendo un periodo difficile in ospedale: da quelli che hanno una gamba rotta a quelli che stanno combattendo contro una malattia molto più grave e impegnativa. Con questo tipo di volontariato si vivono delle emozioni fortissime. I pazienti, a loro volta, lasciano tanto: per esempio per l’anziano da tempo solo, il fatto di poter raccontare le sue memorie passate, è per lui motivo di grande gioia e la cosa più bella che gli potesse capitare.

Si possono avere legami con il paziente una volta fuori dall’ospedale?

No, è necessario mantenere un rapporto distaccato con i pazienti per evitare di affezionarcisi troppo. Ci sono stati casi di persone che si sono, per esempio, affezionate a bambini che sono venuti a mancare, di conseguenza tali persone, non reggendo un peso così grande, prendevano la decisione di abbandonare l’associazione. Per esempio, se un paziente vuole fare una foto con i clown, bisogna usare il suo telefono personale, per evitare di lasciare contatti.

Come funziona il progetto missione?

Per partecipare ad una missione, il clown deve essere ben formato. La missione viene organizzata durante tutto l’anno e si ha un capo missione, un VCM (volontario clown missione), una formatrice e un VCM una volta tornati dalla missione per immagazzinare tutto quello che si è vissuto. Veronica vorrebbe partire prima in Italia e poi all’estero. Le missioni durano una o due settimane, a seconda dei posti in cui si va: in Albania e a Palermo una settimana, mentre in Perù due settimane. Secondo Veronica, la missione è un’esperienza da provare, poiché si creano rapporti forti e indelebili, fatti di condivisione di scene bellissime, come di scene bruttissime. Sicuramente, dopo aver vissuto una missione di questo genere, il modo in cui si guarda il mondo cambia completamente.

Un ringraziamento a Veronica Correndo per la sua intervista

Morena Bergia

Pubblicato da Grandi Storielle

Siamo sei ragazze, Carola, Celia, Hannah, Livia, Morena e Sara che si sono conosciute in Erasmus a Chambéry e hanno ora deciso di mettere a disposizione la loro piccola ma grande arte per tutti.

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