La grande storiella di Alisia

Io sono Alisia, ho 25 anni e sono un’imprenditrice agricola: nello specifico mi occupo di canapa. E no, non avrei mai pensato nella mia vita di occuparmi di questo settore. L’idea nasce da mio padre che si è sempre occupato di maglieria. Infatti, a Carpi, dove viviamo, in provincia di Modena, l’industria del filato è sempre stata uno dei pilastri della nostra città.  Negli ultimi anni, però, è stata un po’ sovrastata dall’arrivo di altri tipi di maglieria, di un altro tipo di mercato, che li ha costretti a chiudere. Mio padre si è ritrovato a 50 anni a lavorare in fabbrica. Non è sicuramente facile dover ripartire da capo.

Accade questo: noi, a casa dei nonni, abbiamo sempre avuto questo pezzo di terra a cui teniamo tantissimo. In realtà è abbastanza piccolo, ma molto curato. Per questo motivo, mio papà ha pensato di fare qualcosa che avesse a che fare con la natura. Si è informato su quali fossero i settori in crescita nell’industria agricola e ha visto che la canapa era uno di questi. Stiamo parlando di circa tre-quattro anni fa, e io nel frattempo stavo facendo tutt’altro: mi occupavo di studiare cinema d’animazione.

Avevo scelto questa strada perché la ritenevo e la ritengo tutt’ora un canale importante per trasmettere tantissimi messaggi, principalmente al mondo infantile, ma non solo. Ma più andavo avanti con gli studi, più mi rendevo conto che questo mondo non mi apparteneva troppo. Non tanto per quanto riguardava il progetto finale, ma il lavoro quotidiano: stare tutto il giorno davanti al computer.

Nel frattempo, dopo due anni di lavoro in fabbrica, mio padre mi chiede se voglia partecipare anche io all’attività che stava formando, in maniera non necessariamente attiva. Bastava che aprissi io la partita IVA, per cui ci sarebbero stati degli incentivi per i giovani imprenditori e giovani agricoltori. Questa richiesta arriva, tra l’altro, proprio nel periodo in cui incominciavo ad interessarmi maggiormente alla questione della crisi climatica. Così capisco che avevo bisogno che la mia vita fosse più incentrata su un lavoro che mi consentisse di trattare anche questa situazione: per fare anche io la mia parte e trasmettere un messaggio rispetto a quello che stava succedendo al nostro mondo.

L’inizio

Intanto mio padre comincia ad interessarsi alla canapa. Ne cominciamo a parlare a cena, e tutte le sere parliamo di questa pianta, nei confronti della quale un po’ tutti abbiamo dei pregiudizi. Col tempo e con lo studio, scopriamo, invece, che la canapa ha tantissimi benefici. Tant’è che la frase che usiamo come motto nella nostra azienda è la canapa ci salverà. Nel senso che ci rendiamo conto che davvero questa pianta ha tantissime proprietà, benefici e usi. Noi, per esempio, usiamo solamente il fiore.

Il fiore della pianta di canapa ha, al suo interno, tanti recettori: noi nello specifico ci siamo basati su uno di questi che è il cbd, il cannabidiolo. Abbiamo scoperto che viene usato per alleviare i dolori, come antinfiammatorio, ed è adatto contro l’ansia e lo stress. Inizia così a sembrarci assurdo che una pianta potesse davvero aiutare in tutto questo.

Per questi e altri motivi, capisco che io voglio essere parte attiva del progetto. È stato naturale, come un ritorno a casa e un ritorno alla natura. Quindi incominciamo a seminare in questo pezzo di terra, messo prontamente a disposizione dai nonni ed è stata una gioia anche per loro vedere che volevamo lavorare la loro terra, in famiglia. Abbiamo cominciato a piantare: ad oggi non è necessario avere particolari permessi per la canapa. È legale piantare canapa di tipo industriale. Bisogna stare molto attenti durante la coltivazione, perché la canapa ha bisogno di molta manutenzione. E noi siamo stati fortunati perché veniamo da una famiglia di contadini e quindi avevamo delle radici ben salde. Inoltre, io credo che tornare alla terra, ma anche proprio in senso fisico, tornare nella natura, sia terapeutico, perché ci ricorda da dove veniamo.

Oltre ai pregiudizi

La canapa è una delle piante capace di assorbire più metalli pesanti dal terreno. Quindi potrebbe depurare tantissime aree inquinate del nostro pianeta. La canapa potrebbe letteralmente salvarci e farlo concretamente se smettessimo di demonizzarla per un solo recettore. La canapa ha tantissimi recettori, ma abbiamo deciso di prenderne solo uno come rappresentante di tutta la pianta.

Il cannabidiolo ha importanti benefici per chi è affetto dal morbo di Parkinson oppure dalla sclerosi multipla. Io ho conosciuto un ragazzo, a cui purtroppo hanno sparato tempo fa ed è rimasto sulla sedia a rotelle, che mi ha raccontato come l’unica cosa che gli porti sollievo ai dolori di cui soffre normalmente alle gambe, alla sera, è la canapa.

Voi avete riscontrato delle difficoltà anche solamente per quello che riguarda il commercio della canapa?

Sì, ci sono delle difficoltà per quanto riguarda il commercio. Nonostante, lo ricordiamo, non è la pianta ed essere illegale, non è la pianta ad essere psicoattiva, ma solo un suo recettore.

Ma in Italia puoi dire che la coltivi ma non puoi dire per esempio che verrà utilizzata in un certo modo, quindi dipende tutto dalla dicitura di come la si vende. Quindi sì, ci sono delle difficoltà e non ci sono grandi incentivi per quanto riguarda le startup che vogliono occuparsi di canapa, quindi spesso si è costretti a cercare all’estero qualcuno che possa investire. Non ci si vuole spostare dall’Italia perché qui c’è un clima che si presta benissimo alla coltivazione della canapa: all’inizio del Novecento, ne eravamo i più grandi esportatori mondiali. Infatti, se chiedete ai vostri nonni sicuramente si ricorderanno di questa pianta. Io sono fiduciosa del fatto che possa farsi largo e farsi vedere per quella che è davvero.

Una giornata tipo

Noi coltiviamo outdoor, quindi all’aperto, ma stiamo cercando degli incentivi per costruire una serra. Ad oggi si coltiva da aprile a settembre. Per i mesi di ottobre e novembre siamo occupati con la raccolta e l’essiccazione della pianta. In questi casi, al mattino si vanno a controllare le piante di canapa, che non hanno bisogno di troppa acqua, ma necessitano di un terreno sempre umido. Nel pomeriggio, invece, ci si concentra su tutte quelle che sono le varie attività e i vari passaggi per vendere il prodotto: dalla ricerca dei fornitori fino alle rivendite e analisi di prossimi prodotti da mettere sul mercato.

Nel periodo autunnale e invernale, partecipiamo ai vari mercatini in giro principalmente per l’Emilia-Romagna, e forse qui si radica una delle parti più belle del lavoro: parlare con le persone e vedere che in realtà sono disposte ad un’apertura mentale e a volersi curare con prodotti che vengono dalla terra.

E poi c’è ancora una fase molto importante del lavoro: la comunicazione. Stiamo cercando di fare una comunicazione che non sia solo mirata a vendere il prodotto, ma che possa essere una sensibilizzazione nei confronti di questa pianta e di quella che è l’agricoltura.  Ad oggi siamo abituati ad un tipo di agricoltura intensiva, che va a distruggere quello che sono i terreni e va influire molto sulla crisi climatica: studiare un tipo di agricoltura che ritorni alle origini è importante.

No, non avrei mai pensato di coltivare canapa nella mia vita. E forse è stata la cosa più naturale che io abbia mai fatto. Per me è stato proprio un tornare a casa, tornare alla terra. E infine, credo veramente che la canapa non salverà solo il mondo, ma ha già avuto il potere di salvare me, anzi lo sta facendo tutti i giorni, mostrandomi la strada del mio nuovo lavoro che spero possa diventare la strada di tante altre persone.

Pubblicato da Grandi Storielle

La tua grande storiella conta. Qui raccogliamo storie di personali normali, ma per questo non meno importanti di quelle delle persone note. Si vuole ritornare ad interrogare il sociale, quello vero, tramite le loro storie, anzi, le loro grandi storielle.

Lascia un commento