La mia seconda intervista si rivolge ad Andrea Zana, meglio conosciuta come authentictraveland. Ho avuto modo di conoscere la sua storia durante un Brunch a la Récyclerie, posto magnifico, a Parigi. Mi ha subito colpito la sua grande storiella, forse perché abbiamo molti punti in comune: un anno di studi a Chambéry e una passione, che abbiamo entrambe adattato e fatto confluire in un blog, per condividerla con tutti!
Se la mia svolta per la creazione del blog è stato un periodo difficile con il primo lockdown, per Andrea, invece, tutto inizia, senza che lei lo sapesse ancora in…
Canada! Nella mia vita c’è stato un periodo di svolta che è stato, appunto, il mio soggiorno per ben un anno in Canada. La prima volta veramente lontana da casa. Mi affascinava, nonostante non conoscessi molto il paese. Dovevo starci sei mesi poi in realtà sono stata un anno e questo fa già capire molto. Lo stage prevedeva un lavoro come tour operator di viaggi di lusso per turisti americani che volevano visitare l’Europa. Erano viaggi personalizzati, era la mia prima esperienza professionale nel mondo del turismo e quindi mi ha appassionato ancora di più, tanto che è stato l’argomento della mia tesi di laurea triennale.
Nella tua prima esperienza lavorativa immaginavi dei road trip molto personalizzati. Possiamo dire che questa impostazione è rimasta anche per la creazione dei tuoi nuovi road trip che condividi nel blog?
È rimasto, per me, questo concetto dell’esperienzalità: i viaggi devono metterti in contatto con le persone e farti mettere in gioco. Certo, quel tipo di richiesta, cioè quella del lusso, non è la mia sfera d’interesse in questo momento, ma mi ha permesso di imparare a formulare dei road trip che avessero uno scopo, una prospettiva. Parola chiave è ESPERIENZA, come un corso di cucina di piatti tipici, tour in vespa sulle colline toscane, la scoperta di un nuovo modo di viaggiare rispetto al classico tour turistico.
Dall’ importanza dell’ esperienza in generale passiamo alla tua esperienza personale e dal Canada voliamo nel Sud Africa, tappa fondamentale per authentic traveland.
Dopo l’esperienza in Canada e la discussione della tesi, scelgo di vivere un nuovo periodo all’estero, prima di trasferirmi qui a Parigi. Avevo capito che volevo continuare a vivere all’estero, conoscere nuove culture e nuovi paesi e mettermi in gioco. Quando si va in un paese diverso si rincomincia un capitolo da zero e ci sono molte difficoltà ma grandi scoperte, pensa che io ormai stavo bene in Canada con i miei ben 19 coinquilini…

Authentic Traveland è nato in Sud Africa, in un momento di solitudine. È stata infatti un’esperienza particolare. Ero spesso sola e un giorno, durante una passeggiata, (io lì ho girato ovunque da sola), mi sono detta essere proprio felice. Stavo facendo quello che mi piaceva: viaggiare, scoprire, mettermi in gioco e quindi mi sono detta di voler condividere tutto questo, con un blog. Non conoscevo nulla di quel mondo, ma ho fatto tutto nel giro di pochi giorni, ho scritto subito articoli e da lì è incominciata questa nuova avventura.
Parliamo infatti del blog, mi piace tantissimo il nome authentic traveland, tu ti definisci come un’autentica viaggiatrice. Io penso che viaggiatori si diventa, come si trova questa autenticità? Come si diventa viaggiatori autentici secondo te?
Autentico per me è sinonimo di puro, sincero. Oltre ad essere una maniera di voler viaggiare, credo sia anche uno stato d’animo che ci si pone quando si esce dalle mura di casa. Significa essere aperti, umili nel momento in cui si entra in nuova cultura e si incontra l’Altro. Autenticità sta nella maniera di viaggiare e di porsi. Nei miei video sono felice, sempre estasiata, per nulla instagrammabile, ma quello è autentico. So che è la faccia di quando viaggio e sono felice, raggiungo livelli di conoscenza di me stessa che non ho quotidianamente.

Ti volevo infatti chiedere quanto sia importante informarsi e conoscere prima di viaggiare. E, anche per entrare nel mondo dell’ecososteniblità, ti volevo chiedere come si possa trovare autenticità anche in quei viaggi dove spendi ormai solo qualche manciata di euro per andare in una città europea. Alla fine essere un authentic traveland non è così facile…
ridiamo
Non è facile essere un Authentic Traveland… Per me la parte che riguarda la conoscenza e l’informarsi fa già parte del viaggio. Io adoro le guide di viaggi, me ne mangio due o tre prima di partire e mi piace spulciare in altri blog di viaggi, per poi incrociare le informazioni al fine di creare un mio itinerario. La conoscenza è essenziale. E poi mi è venuto in mente, mentre mi facevi la domanda, che questa situazione rende il viaggio molto più difficile, ma d’altra parte te lo fa apprezzare ancora di più. Eravamo abitutati a viaggiare molto: quello che ha fatto aumentare i viaggi è stato un maggior tempo libero a disposizione, vacanza pagate, low-cost, mezzi che ti permettono di arrivare dappertutto. Forse si era un po’ persa quell’idea del viaggio come un privilegio. Pensa che solo il 15 per cento delle persone hanno già preso l’aereo nella loro vita. È essenziale tenere in considerazione che il viaggio rimane un privilegio. Io ogni volta che viaggio mi sento fortunatissima ed è per questo che voglio coinvolgere altre persone.
Sono così scioccata che te lo richiedo, 15% delle persone nel mondo?
Sì.
Lo trovo un dato pazzesco. Molte volte abbiamo una visione delle cose che mette al centro solo lo stile di vita europeo, e sbagliamo. Hai consigli per viaggiare in modo ecosostenibile per il 2021, che speriamo essere un anno più fortunato?
Il tema della sostenibilità mi ha sempre attirato molto. Anche all’università studio la possibilità di fare del turismo un fattore per la riduzione della povertà, un turismo responsabile, tema che ho infatti trattato nel magazine di marzo. Io non mi definisco una travelling influencer ma comunque nel mondo social si sente questa esigenza di sensibilizzare il tema del viaggio sempre responsabile, per evitare un turismo di massa, sostituendolo con uno stile turistico che abbia benefici per tutti.
– Viaggiare fuori stagione
– Viaggiare con uno spostamento più lungo, sia spazialmente che temporalmente, per poi aggiungere tappe, trip in quelle vicinanze.
All’Onu, per esempio, si sta parlando di fare una specie di passaporto carbone: ognuno di noi ha un tot di emissioni ogni anno per prendere l’aereo, e si discute la possibilità dell’uso di carburanti alternativi per gli aerei. Tutti stiamo diventando più consapevoli degli impatti ecologici del turismo e poi ci son i 3 aspetti da tenere in considerazione. Con turismo sostenibile non si vuole necessariamente indicare l’aspetto ecologico, ma anche quello economico: comprare locale, dormire dalla gente del posto. Al di là della possibilità d’incontrare persone nuove, credo sia in generale un arrichimento, un’esperienza diversa.
E tu lo hai fatto nel tuo ultimo viaggio.
Sì, eravamo a la Réunion, siamo stati in vari posti tra cui l’ultimo in una fattoria, in cui fanno una coltivazione di banane biologiche e ci hanno raccontato il loro lavoro, ci hanno venduto i loro prodotti ci hanno accolto con il rum alle 4 del pomeriggio.
Quindi potremmo dire una vera esperienza autentica. E il terzo aspetto e consiglio per un turismo ecosostenibile?
Esatto, e l’ultimo aspetto da tenere in considerazione è quello sociale, come attraverso il turismo si possano per esempio costruire delle scuole e migliorare le condizioni di vita del villaggio.

Per collegarmi all’ultima storiella, la decima, La notte prima, avevo trovato un tuo articolo, The power of leaving, che è poi il tema centrale della storiella e fa parte della nostra attualità. Nell’articolo dici di aver trovato ‘‘Andrea negli occhi degli stranieri’’. Volevo affrontare il tema della forza di partire e lasciare, un tema di cui si parla poco ma è attualissimo.
The power of leaving… Mi piace scrivere questi pensieri personali, che hanno un riscontro pazzesco rispetto ad altri articoli. Sono temi attuali, siamo pieni di opportunità per viaggiare ed è vero che non è facile lasciare la vita che si ha. Secondo me, è un’esperienza che deve fare chi si sente di farla, chi vuole provare, deve buttarsi. E non è necessariamente un qualcosa che deve continuare. Dipende dalla scala dei valori che ci costruiamo, molti dei miei amici di infanzia sono rimasti nel paese, sono vite diverse. Ho scritto anche un articolo per quelli che restano. Partire non vuol dire lasciare tutto quello che si ha dietro per qualcosa di nuovo, ma significa riuscire a prendersi cura di ciò che è rimasto nella tua vita di prima e portartelo dietro. Per me è molto importante e credo anche per te, trovare l’equilibrio. Ci sono tante cose da imparare, mi sento di dire di provare a chi se la sente, ma non è un obbligo dev’essere una propria sensazione e una propria esigenza.

Sono pienamente d’accordo. Alla fine del tuo articolo, infatti, tu parli della centralità del confronto. Ed effettivamente non importa se ti riconosci negli occhi di sconosciuti stranieri o altri, l’importante è il confronto in sé. Puoi diventare viaggiatore autentico anche rimanendo a casa. E da questa chiacchierata ho capito che come in tutte le cose per diventare autentici, e quindi in questo caso viaggiatori autentici, c’è bisogno di tempo, tempo per prepararsi prima, per viaggiare ma in maniera ecosostenibile. Ci vuole tempo, e questa cosa non va tanto di moda oggi.
Hai ragione. Quando sono tornata in Italia per quest’estate ho fatto un sacco di cose nella mia zona. Un esempio su tutti, il ponte tibetano a Clavière, e molti miei amici erano scioccati, hanno sempre vissuto lì vicino e non sapevano di questa possibile esperienza. Ma tu arrivi e lo fai, quindi si può viaggiare anche rimanendo a casa e se la componente temporale è importante, abbiamo detto che ci vuole tempo, non è necessariamente legata alla componente spaziale. Questa è una cosa che abbiamo imparato ad apprezzare ancora di più quest’anno e si collega a quello che ci eravamo dette a Parigi, Authentic Travel.And è diventato per me una maniera di vivere, una maniera di impostare le giornate sotto il segno del carpe diem. Ho voglia di scoprire e ho voglia di condividere, di conoscere, senza limiti di spazio, ma lentamente. Il tempo del viaggio è un altro aspetto importante, non mi impongo dei ritmi ma mi adatto ai ritmi del posto, un altro pilastro importante del viaggiatore autentico.
Parlaci del tuo team, degli altri autentici viaggiatori!
–Mimi è la prima persona a cui ho detto che volevo aprire il blog. C’è sempre stata, oltre ad essere la mia amica speciale, è la mia fonte di energia. Si occupa della parte pubblica e per me il suo parere è fondamentale.
– Paco è altra fonte di forza, è parte di tutto. Mi aiuta con la parte più tecnica e ovviamente mi aiuta anche con gli articoli.
–Ceci, amica del liceo, ci siamo ritrovate qui da me a Parigi, quando ho pubblicato il primo megazine. Studia arti figurative e quindi mi aiuta per l’aspetto grafico.
Per me il team è un grande cuore.
Perché scrivi in inglese?
Bella domanda. Parlo sia italiano che in inglese perchè alcuni concetti possono essere espressi solo con una certa lingua. Ma è vero che scrivo in inglese. Ho l’impressione che i miei amici siano un po’ internazionali ora. Mi piaceva dare accesso a tutti, condividendo quello che stava succedendo nella mia vita. Ed è forse anche un challenging personale.
Io ho notato una cosa: nel blog tu scrivi TRAVEL.AND, questa sua nuova grafia rispetto alle pagine social ha un particolare significato?
Traveland è il mondo dei viaggi e And è anche l’iniziale del mio nome. And però è anche una congiunzione che vuole legare il viaggio ad altro, come esperienze di vita e lascia aperte molte strade…
C’è un AND… che vuoi ancora sviluppare?
Sì, sto lavorando ad un progetto che non ho ancora svelato, ma lo faccio qui, sarà basato sulla pubblicazione di podcast!

Questo And… ci porterà ancora molto lontano ne sono sicura, pronti a viaggiare per una strada tutta autentica, con Authentic Travel.And!